Virtus, il capitano Massimo Chessa: «Vincere per riportare il grande basket a Roma»

Virtus, il capitano Massimo Chessa: «Vincere per riportare il grande basket a Roma»
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«Il lavoro insieme sta dando i suoi frutti e ora siamo in un momento molto importante nel quale stanno arrivando anche i risultati. Dalla brutta partita contro Bergamo, e da quella di Biella dove siamo stati capaci di recuperare da meno sedici e vincere, abbiamo imparato molte cose. Abbiamo cambiato atteggiamento e capito che approccio avere quest'anno». Massimo Chessa, capitano della Virtus Roma prima in classifica in Legadue, ha le idee chiare e carica l'ambiente in vista del prossimo impegno contro Rieti. «Loro sono una squadra fisica, seguita sempre da almeno tre, quattro cento tifosi. Hanno cambiato gli americani e sono reduci da tre vittorie nelle ultime quattro partite. Le partite contro di loro in passato sono sempre state fisiche, ci aspettiamo una partita simile, ma siamo consapevoli della nostra forza e del nostro pubblico che si sospingerà anche stavolta».

Lei è al terzo anno a Roma. Cosa è cambiato rispetto al passato quando la Virtus ha rischiato di retrocedere?
«Lo scorso anno è andato tutto storto, mille infortuni, numerosi cambi di allenatore, difficoltà societarie. Ora abbiamo un allenatore tra i più bravi in Italia, i due stranieri forse migliori della Legadue, una società che ha voluto fare le cose per bene. E un palasport che ci aiuta, con un pubblico che finalmente sta tornando a seguirci. Insomma, il progetto è davvero importante e vogliamo portarlo a termine con una grande vittoria finale».
Sarebbe per lei un ritorno in Serie A dopo l'anno nella Sassari del triplete
«L'anno dello scudetto resterà per sempre, essendo poi sassarese di nascita. Ora penso alla Virtus e a giocare bene qui, poi si vedrà. Anche perché al piano superiore trovare spazio per un italiano è sempre difficile, qui almeno le regole e la fiducia di coach Bucchi mi permettono di avere un ruolo importante».
Un ruolo che negli anni è cambiato qui a Roma

«Due anni fa ero la guardia titolare e mi si chiedeva un rendimento alto e un certo numero di tiri che adesso invece non prendo. Entrando dalla panchina ho una dimensione diversa e sento questo ruolo adatto alle mie caratteristiche. Piero (Bucchi, ndc) sa cosa posso dare, lui ha fiducia in noi e noi in lui. Una squadra vincente si costruisce anche con il rapporto con il proprio allenatore». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero