Passerella finale per Nibali a Parigi in trionfo. Un italiano torna a vincere sedici anni dopo Pantani. L'ultima tappa, la passerella finale del Tour, ha visto il successo del...
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Il successo è e resterà storico. Dai Pirenei alle Alpi passando per gli Appennini e fino all'Etna. Oggi l'intera Francia e l'Italia si sono inchinate davanti a sua maestà Vincenzo Nibali che da grande sovrano è stato incoronato sui Campi Elisi re del Tour de France, edizione 101. Nibali è entrato nel ristretto club degli italiani capaci di conquistare la Grande Boucle, campioni dal nome altisonante come Ottavio Bottecchia, il pioniere capace di vincere due volte, nel 1924 e nel 1925, poi Gino Bartali nel 1938 e dieci anni dopo e quindi il grande Fausto Coppi, 1949 e 1952 prima di Gastone Nencini nel 1960.
Dopo di lui, Felice Gimondi nel 1965 e il Pirata Pantani nel 1998. Adesso c'è Nibali con la tessera numero 7 e con la vittoria numero 10 di un italiano.
Non è un sogno ma la realtà: quel ragazzo che a soli 16 anni aveva lasciato la sua Sicilia per rincorrere il sogno di diventare un grande corridore, finalmente si è avverato e lui è diventato un uomo capace di far tornare nel cuore degli italiani la passione per il ciclismo. Se un intero Paese si fermava per seguire gli azzurri impegnati su campo di calcio, Nibali è stato capace di fare la stessa così come aveva fatto Marco Pantani inchiodando grandi e piccoli davanti alla tivù per vedere quella maglia gialla sulle spalle di un italiano.
Il ricordo di Marco Pantani poi ha accompagnato in questo Tour Vincenzo Nibali perché Tonina, la mamma del grande Marco, ha voluto donare quale portafortuna a Vincenzo una delle maglie gialle che il figlio ha vinto al Tour. Vincenzo prima di partire come ringraziamento ha promesso a Tonina che gli avrebbe portato una delle maglie che lui avrebbe vinto al Tour de France. Potrà mantenere la promessa.
Non è stata una stagione facile per lo squalo dello Stretto. Tante difatti le pressioni ricevute dalla sua squadra, l'Astana: una lettera di richiamo e poi, per dimostrare che lui si impegnava, la conquista del titolo italiano con quelle lacrime che lo liberavano per vincere poi alla corsa francese.
Nibali a questo Tour era il predestinato e non il terzo incomodo come tanti credevano. Non ha vinto perché i più bravi e i più forti, Froome e Contador, sono stati costretti al ritiro. Ha vinto perché per 21 giorni Nibali ha corso da campione vero. Lo ha fatto sul pavé, lo ha fatto attaccando in salita e controllando la corsa per non rischiare quando necessario. Contador e Froome, i suoi rivali, sono stati costretti al ritiro per cadute ma la loro assenza non toglie valore alla vittoria del capitano dell'Astana che avrebbe saputo rispondere a dovere agli attacchi dei due campioni.
Con la vittoria di oggi Nibali può mettere finalmente la terza punta su quella corona dal sapore tutto speciale entrando nella legenda del ciclismo perché ha vinto tutte e tre le grandi corse a tappe: Giro, Vuelta e Tour. La tripla corona riservata solo ai grandi di questo sport è stata conquistata da pochissimi uomini. Il primo è stato il francese Anquetil nel 1963; poi è stata la volta di Felice Gimondi nel 1968, Eddy Merckx nel 1973, Bernard Hinault nel 1980 e Alberto Contador nel 2008. Lui è il sesto.
A Parigi sotto la bandiera francese sono tantissimi gli italiani che sono andati a festeggiare il campione siciliano. Primi tra tutti i genitori e la moglie di Vincenzo con la piccola Emma Vittoria e poi tutto il fan club, tutti vestiti rigorosamente con maglietta gialla. Ma la festa c'è stata anche in Italia, in Toscana dove Nibali è cresciuto come corridore nella Mastro Marco, e in Sicilia, a Messina, dove sono stati montati dei maxischermi per celebrare il trionfo.
Il Tour però ha assegnato anche altre maglie oltre a quella gialla. La maglia verde della classifica a punti conquistata da Peter Sagan, quella pois dedicata agli scalatori andata a Rafal Majka e quella bianca del miglior giovane andata sulle spalle di Pinot.
«Lo sport italiano, il ciclismo vantano da oggi una freccia in più: si chiama Vincenzo Nibali.
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Il Messaggero