Verratti si è ripreso l'Italia. Ventura gli ha affidato un ruolo alla Pirlo e lui ringrazia: «Perfetto per me»

Verratti si è ripreso l'Italia. Ventura gli ha affidato un ruolo alla Pirlo e lui ringrazia: «Perfetto per me»
 «Ha un talento infinito: ci fa respirare quando le cose non vanno bene». L'incoronazione è del capitano. Che è realista nell'elogio di...

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 «Ha un talento infinito: ci fa respirare quando le cose non vanno bene». L'incoronazione è del capitano. Che è realista nell'elogio di Verratti. Perché, da regista puro, il giovane play del Psg si è comportato da veterano nella fase cruciale del match contro Israele. Il meglio lo ha dato, a sentire Buffon che si è gustato la prestazione del compagno da dietro e a 360 gradi («Con le certezze del ct, noi abbiamo avuto idee e anima: gli orfani di Conte sono i media»), con l'Italia rimasta in dieci per l'espulsione di Chiellini. Ventura e gli azzurri, quando il fiato ha cominciato a diminuire e la fatica invece a lievitare, hanno avuto la conferma che il riferimento nel gioco e nello spirito, da Haifa in avanti, sarà il minicentrocampista di 165 centimetri che, a 23 anni (ne compie 24 il 5 novembre), già ragiona da grande. Con autorità e personalità, con qualità e posizione. E con quella che, nonostante non abbia il fisico bestiale, si chiama tigna e che calcisticamente è l'ostinazione di non arrendersi davanti a niente. Come è successo con la pubalgia che gli ha fatto perdere l'Europeo (solo 5 gare delle qualificazioni con Conte, 4 da titolare) e ritrovare dopo 11 mesi il posto nella prima gara verso Russia 2018. Con lo stesso risultato: 3 a 1 lunedì, come il 10 ottobre 2015 a Baku contro l'Azerbaigian, ultima volta, guarda caso, in cui la Nazionale aveva segnato 3 reti.


PROFETA IN FRANCIA
L'insediamento di Marco, insomma, va dato per riuscito. Nel ruolo di Pirlo e, a vederlo recuperare palloni in qualsiasi zona del campo, di Gattuso. Regista e al tempo stesso mediano. Di uno, due. Che Verratti sia completo si sa da tempo. Fa rabbia, però, saperlo a Parigi, dove ha appena iniziato la sua quinta stagione con il Psg. Lo svezzò, non ancora diciannovenne, Ancelotti che convinse il club francese a pagarlo 12 milioni. Eppure qui Di Francesco e Zeman lo hanno valorizzato minorenne. Lo hanno consigliato a Sabatini che, per qualche spicciolo di euro, non chiuse l'affare, pur avendolo sul piatto d'argento, per portarlo alla Roma. Appena il ragazzino varcò la frontiera, scattò il rimpianto tardivo dei nostri club, con la Juventus dei campioni in prima fila. Piccolo e subito vincente, anche perché la società parigina è di lusso e, in patria, senza rivali: dopo aver vinto il campionato di B con il Pescara, 4 su 4 in Francia, alzando due volte la coppa nazionale, tre quella di Lega e quattro la Supercoppa. «Io, però, non sono come Balotelli che non vuole più giocare in Italia: sarei contento,, un giorno, di tornare, la serie A la seguo e la considero bellissima». Il Psg, lo scorso 2 agosto, lo ha blindato fino al 2021.

SCELTA DI CAMPO
«Questo ruolo è perfetto per me. E mi piace anche difendere». Verratti è come se ringraziasse Ventura che, per la verità, lo vede ancora sprecare troppe energie. «Contro Israele non avevo i novanta minuti nella gambe». Da Pescara è partito per la Francia con l'identikit del regista. Ma spesso è stato mezzala, anche con Conte, e ora Emery lo usa anche da trequartista. «Con piena libertà». Di gol ne ha sempre fatti pochi: 1 in azzurro (0 con l'Under 21), 1 in 2 campionati di B a Pescara e solo 4 a Parigi.

SCRIPTA MANENT

C'è chi, invece, di reti se ne intende. Pellè, 9 gol in 19 gare con l'Italia, tira fuori un foglio dalla tasca. Si è appuntato i gol dei cannonieri (solo gli attaccanti) della Nazionale. «Ho appena superato il mio idolo Schillaci che si è fermato a sette, ora punto Balotelli e Casiraghi che ne hanno fatti tredici». E ha già raggiunto Boninsegna e Totti.
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Il Messaggero