Tutto il resto, o quasi, sarebbe anche ok (ad esempio l’approccio, col primo gol stagionale trovato nel primo quarto d’ora di gara). Ma le palle inattive meritano il...
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Troppa grazia, dunque, e l’Inter, fermata dall’ultima in classifica (posizione che non rende merito allo stato di forma degli scaligeri) non approfitta del passo falso della Fiorentina: il terzo posto rimane a -1. E rimangono, dopo l’anticipo del Bentegodi, i tanti dubbi sull’orizzonte della stagione nerazzurra e il significato da attribuirle. La fase difensiva ha preso a scricchiolare. Non c’era Miranda, d’accordo, e l’Hellas, a ben guardare, ha avuto la prima chance pulita su azione al 75’ con Gomez, solissimo ma sciupone. Però le tre inzuccate concesse al generosissimo Verona sono un grattacapo, in sede di bilancio, e ci va pure messo il palo colpito da Gilberto, sul 3-3, a 5’ dalla fine.
Il lato positivo sta nell’idea di gioco messa in pratica con costanza (72% di possesso) e cioè palleggiare per trovare l’affondo in fascia. Vedi i sigilli di Icardi e Perisic. In generale Mancini mette a bilancio tantissimi attacchi da destra, con Nagatomo a confermarsi tra i più in forma (e Palacio a ratificare il proprio valore), meno dall’altra parte con Telles. S’è poi affidato a Felipe Melo in cabina di pilotaggio, il tecnico di Jesi, ma il diretto interessato è caduto nel solito nervosismo. Il cambio Melo-Perisic, di fatto, ha reso l’Inter più leggera e spensierata, dall’intervallo in poi, con Brozovic a smistare meglio la biglia. Il tarlo restano le occasioni da rete, troppe rispetto al numero di segnature. Tipo: Palacio che calcia in bocca a Gollini (7’), Icardi che non controlla una gran palla di Brozovic (39’), ancora Icardi che di testa non capitalizza un bel cross di Biabiany (41’). In ogni caso, il tris di reti all'attivo in 90' è un buon segnale se si pensa che l’Inter, prima di Verona, era riuscita a timbrarne più d'una soltanto in tre occasioni.
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Il Messaggero