L'Atalanta dimentica Madrid: Gasperini indovina tutto e batte 2-0 l'amico Juric

L'Atalanta dimentica Madrid: Gasperini indovina tutto e batte 2-0 l'amico Juric
Archiviata Madrid, la piccola rivoluzione di Gasperini poggia sulle grandi spalle di Zapata. L’ultima difesa a quattro dell’Atalanta risaliva a quattro anni e mezzo...

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Archiviata Madrid, la piccola rivoluzione di Gasperini poggia sulle grandi spalle di Zapata. L’ultima difesa a quattro dell’Atalanta risaliva a quattro anni e mezzo fa, terza giornata del torneo 2016/17. Era l’alba del ciclo nerazzurro. A Verona, Gasp spiazza ogni chiacchiera di vigilia (tutti davano Maehle titolare con Toloi o Palomino adattati) sfoderando quel flashback che, alla resa dei conti, insonorizza l’emergenza in fascia.

Visto l’esito, la notizia è che spunta un’ulteriore opzione tattica per il rush finale di campionato. Mancavano i volanti Gosens e Hateboer, al Bentegodi, doppio forfait vissuto solo due volte nella stagione nerazzurra e coinciso con due sconfitte. Tenuto conto che l’Hellas vedeva nelle ali il proprio punto forte, Gasperini è andato a rimpolpare il fronte di retroguardia, rinunciando ai tre centrali e azzeccando ogni scelta negli uno contro uno imposti ai gialloblù dell’allievo Juric: Toloi e Djimsiti terzini, sicuri su Faraoni e Dimarco; Palomino a usare il fisico su Lasagna leggendone i movimenti; Romero ad acuire la robustezza in mezzo. Davanti al reparto, i frangiflutti De Roon e Freuler, dotato di occhio sempre vigile su Barak e Zaccagni.

Il Verona, in evidente calo d'esuberanza e aggressità e peraltro non telecomandato vocalmente da Juric, seduto in tribuna per squalifica, ci ha capito poco niente. Sterile l’accendino Zaccagni, impalpabile Lasagna, chiuse molte linee di passaggio e troppo bassi i ritmi di una squadra che, a salvezza fatta, nel girone di ritorno sta perdendo una partita su due. Quasi intatti, non per niente, i guantoni di Gollini, tornato titolare per quello Sportiello protagonista dell’erroraccio di Madrid. Nell’avantreno dell’Atalanta la panchina di Muriel (entrato bene nel finale insieme a Ilicic) ha aperto una finestra per Miranchuk (così così) con Malinovskji e Pessina a completare il supporto a Zapata.

Il colosso dell’Atalanta, già. È stato devastante in profondità, Zapata, ma pure utile quando è andato a prendersi palla al largo, uscendo spesso come un toro dai raddoppi di Lovato e Ceccherini. In fatto di cronaca, corretto il rigore per il vantaggio di Malinovskji, il più incisivo dei due esterni di Gasp (l’intervento di Dimarco è scomposto, palla sul braccio) e splendido il raddoppio di Zapata, incontenibile nell'affondo acceso da spizzata di Malinovskji. Il Verona non aveva due piloni su tre, ossia Gunter e Magnani.

Nella ripresa, inutile la carta muscolare di Sturaro, idem l’ingresso di Lazovic, uno dei cavalli del motore scaligero. In chiave nazionale, guardando all’Atalanta, solida prestazione di Toloi, la new entry di Mancini insieme a Ricci dello Spezia. Meno appariscente del solito, ma concreto nei suoi pochi lampi, anche Pessina, che in azzurro ci aveva debuttato nel novembre scorso. Con Verona, l’Atalanta dimentica Madrid e si tuffa da quota 55 nella corsa al nuovo pass europeo. L’archivio, prima del successo in riva all’Adige, diceva che nelle ultime 11 giornate degli ultimi 4 campionati la Dea ha sempre migliorato la propria posizione: nel 2016/17 saliva dal quinto al quarto posto, nel 2017/18 dall’ottavo al settimo, nel 2018/19 dal sesto al terzo, la scorsa stagione dal quarto al terzo. Morale: se c’è una volata, l’Atalanta non sbanda. Il blitz di Verona può esserne l’ennesima conferma.

 

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Il Messaggero