Ciclismo, vandali scatenati: rubato il pavé della Roubaix

Dopo la corsa di domenica, saccheggiati i cubetti di porfido: la denuncia dell’associazione che dal 1977 li tutela

Il tratto di pavé senza i cubetti di porfido del Carrefour de l'Arbre
Aiuto, rubano la Roubaix! L’urlo di dolore arriva dall’associazione che da anni lavora per preservare e proteggere il pavé, i sentieri in porfido che sono...

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Aiuto, rubano la Roubaix! L’urlo di dolore arriva dall’associazione che da anni lavora per preservare e proteggere il pavé, i sentieri in porfido che sono l’essenza della corsa secolare francese. “Les Amis de Paris-Roubaix” - gli Amici della Roubaix, l’ente che dal 1977 raccoglie volontari da tutto il mondo, circa 300 soci effettivi - hanno denunciato che domenica, dopo la grande cavalcata di Mathieu Van der Poel, c’è stato il furto di molti cubetti di pietra dalla loro sede naturale. E hanno allegato una foto emblematica del furto in uno dei settori iconici della gara, il Carrefour de l’Arbre. Un atto di vandalismo che riporta la storia indietro negli anni, quando la corsa rischiava di sparire, o quanto meno di perdere la sua caratteristica principale: le pietre appunto.

Erano gli Anni Sessanta, e nel gigantesco triangolo industriale nel dipartimento Nord-Pas de Calais l’asfalto aveva sepolto chilometri di pavé, le antiche strade di campagna sacrificate al boom delle auto. Tanto che il grande organizzatore Jacques Goddet, dopo la corsa del 1967 che vide un massiccio arrivo in volata - nessuna selezione prima, insomma - a capo di appena 22 km di pavé su 263 totali, sbottò: «Basta, non si può andare avanti così». Così si mosse Jean Stablinski, nome polacco ma cuore francese, campione del mondo 1962, che era di casa in zona e si attivò per andare a scoprire i settori residui. Domenica i chilometri di pavé sono stati 56, mai così tanti dalla nascita della corsa. E tra questi il settore che Stablinski un giorno sottopose a Goddet facendolo inorridire: un tratto sconnesso come pochi nel cuore di una selva, località Arenberg: era nato il mito della Foresta. Rimane ora il vandalismo che offende la corsa monumento del ciclismo, come il gesto della tifosa che ha lanciato il cappellino tra le ruote della bici di Van der Poel rischiando di farlo cadere. Gli Amici della Roubaix già studiano il modo di proteggere il patrimonio che ogni anno puliscono e sistemano, anche con l’aiuto di capre selezionate che pascolano i giorni prima per mangiare le erbacce. Interi tratti vengono smontati e rimontati dopo l’inverno in cui le piogge, i trattori e il gelo fanno saltare i precari equilibri di strade create nei secoli prima dell’avvento delle auto. Una intesa con tre licei agrari locali porta gli studenti a studiare il pavé, alcune squadre della zona allenano i bambini a pedalare sulle pietre: un francese non vince la corsa dal 1997 e anche quello è un problema, nel profondo Nord.

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Il Messaggero