Unipomezia, Salvadori: «Stagione altalenante ma credo nel gruppo»

Unipomezia, Salvadori: «Stagione altalenante ma credo nel gruppo»
Non un'annata come ci si aspettava in casa Unipomezia. I quindici punti di ritardo dalla vetta e il sesto posto dopo le prime venticinque giornate, sono molto distanti dagli...

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Non un'annata come ci si aspettava in casa Unipomezia. I quindici punti di ritardo dalla vetta e il sesto posto dopo le prime venticinque giornate, sono molto distanti dagli obiettivi stagionali, senza dubbio. In questi giorni, a campionati fermi è inevitabile non guardarsi indietro per analizzare i primi mesi del campionato, con un grande dubbio sul futuro che non dipende dallo sport, chiaramente. E così anche il DS dei pometini, Christian Salvadori, ha analizzato la stagione dei suoi:

"Per attitudine, nel calcio e nella vita, sono abituato ad analizzare tutto con estrema lucidità e onestà intellettuale. Penso fortemente che nel calcio dev'esserci una semina, se vuoi avere un buon raccolto. Serve tempo per costruire la vittoria, servono metodi, concetti e soprattutto una mentalità. E per farlo, è obbligatorio avere come base non negoziabile, equilibrio e serenità. Devi tracciare a tavolino una linea guida e devi seguirla alla lettera, senza lasciarti trascinare da umoralita' domenicali. Devi riuscire a creare i presupposti, perché nel calcio, sia nella sconfitta che nella vittoria, dev'esserci sempre un perché". 

E quale sarebbe il perchè?
"Il fatto è che non puoi affidarti al caso, non esistono scorciatoie, né collezione di figurine che possano garantirti il successo. Le vittorie si costruiscono attraverso le sconfitte e la sconfitta non va vissuta come un fallimento, ma come un insegnamento. Devi dimostrare nelle difficoltà che puoi tracciare un solco, non puoi sperare che funzioni tutto e subito. C'è il mal costume che l'erba del vicino sia sempre più verde, ma rose e fiori come diceva mia nonna, sono solo al camposanto! Salire sul carro quando le cose vanno bene, è lo sport preferito dei più, perché i successi hanno mille volti, mille padri, e mille madri, le sconfitte invece in  genere ne hanno pochi di responsabili...."

Quindi qual 'è la strada per riaprtire?

"Intanto mi assumo, in quanto direttore sportivo, le responsabilità di un' annata altalenante, fatta di roboanti prestazioni e dell' innegabile mancanza di continuità. Credo fortemente che questo gruppo abbia valori tecnici e umani di altissimo livello e purtroppo, per colpa mia, anche qualche evidente mancanza che gli ha impedito di ottenere qualcosa in più. Nel calcio cambiare opinione è all'ordine settimanale, ma io continuo a pensare che questa sia la strada, (tecnicamente parlando)  per arrivare agli obiettivi che questa società merita!". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero