Non uno ma tre. Forse addirittura tre e mezzo. A furia di «sciagattoni» (copyright spallettiano), la Roma ha cambiato pelle, anche nel modo di giocare la palla. Se con...
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FATTORE P
Qualche anno fa Guardiola ricordava come il vero centravanti del Barcellona fosse lo spazio; martedì scorso – con le dovute proporzioni - si è visto qualcosa di simile. Perché Di Francesco, non avendo punti di riferimento per i due centrali Acerbi e Cannavaro, per lunghi tratti non ha saputo come difendere. Se uno dei due accorciava su Perotti (bravo a indietreggiare e prendere il pallone dietro la linea mediana), lasciava libere le corsie per l'uno contro uno di Salah e/o El Shaarawy. Se invece all'argentino veniva permesso di ricevere la palla tra le linee, uno dei terzini del Sassuolo era costretto a scoprire la propria posizione, alternandosi con Magnanelli. O come nel caso del gol del raddoppio di El Shaarawy a garantirgli un mismatch improbo per classe e velocità con Cannavaro. Senza centravanti, la Roma gioca con un baricentro più basso del solito (43,6 in media dalla propria porta) e un atteggiamento nel recupero palla più passivo (solo 28,5 metri contro i 41,2 del Sassuolo; dati Opta) che si spiega con la consapevolezza che la tenuta fisica della squadra è ancora limitata. Ma il possesso palla ne giova (64% nel primo tempo). E con questo l'indice di pericolosità. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero