«Antonio Conte era un predestinato. Lo presi io dal Lecce, si capiva che anche da allenatore sarebbe diventato un vincente, è poi cresciuto nella scuola italiana...
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«Perché tra le differenze che esistono fra noi allenatori italiani e quelli stranieri, c'è proprio questa capacità, saper leggere le partite, essere in grado di modificarle. Perché le prepariamo nel dettaglio, giorno dopo giorno. Non mi sorprende che abbia vinto Conte in Inghilterra, dove avevano già vinto Ancelotti, Mancini, Ranieri, oppure che abbia vinto Massimo Carrera, un altro mio ragazzo, in Russia», ha proseguito Trapattoni. «Totti? Ha contribuito a fare grande la Roma e la Nazionale. Ho saputo che si insedierà come dirigente, dovrà fare gavetta perché essere calciatore è diverso da essere dirigente. Conosce più di chiunque altro Roma e saprà fare benissimo anche in questa nuova veste. Con lui ho sempre avuto un rapporto schietto», ha concluso il tecnico. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero