I belgi dello Standard Liegi lo avevano scoperto, oltre 25 anni fa, dopo averlo visto in azione con le nazionali giovanili tunisine. Nizar Trabelsi, però, dopo...
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Trabelsi, che oggi ha 45 anni, era infatti stato acquistato dal Fortuna Düsseldorf, ma non riuscì mai a confermarsi a quei livelli. La discesa dalla Bundesliga è stata rapida e inesorabile: dopo poche stagioni, l'ex centravanti si era ritrovato nel Neuss, club dilettantistico delle divisioni regionali tedesche. E intanto la sua vita andava a rotoli, tormentata dalla dipendenza da alcol e droghe. Una positività ad un controllo antidoping, infine, decretò la fine della sua effimera carriera da calciatore.
Il nome di Trabelsi tornò prepotentemente agli onori delle cronache pochi anni dopo, ma per ben altri motivi: il 13 settembre 2001, due giorni dopo l'attacco alle Torri Gemelle, l'ex attaccante fu arrestato in Belgio con l'accusa di preparare un attentato ad una base militare statunitense. In quegli anni, infatti, Trabelsi aveva conosciuto Tarek Maaroufi, che nel 2009 sarebbe diventato il primo belga del dopoguerra a perdere la cittadinanza per 'condotta delittuosa'. Fu probabilmente quest'ultimo ad avvicinare Trabelsi a due dei reclutatori di Al Qaeda in Europa, e a convincerlo a trasferirsi in Afghanistan. Qui avvenne l'incontro con Osama Bin Laden. Come aveva ricordato anche lo stesso Trabelsi: "Mi disse di chiamarlo papà e di affidarmi a lui per ogni mia necessità".
Gli Stati Uniti processarono Trabelsi, condannandolo a 10 anni di carcere. C'era però il nodo dell'estradizione, ottenuta da Washington solo nel 2013 e a seguito della quale la pena fu commutata in ergastolo. A questo punto è scattato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che finora ha dato ragione all'ex calciatore. Domani, però, è prevista la sentenza definitiva sulla legittimità delle richieste statunitensi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero