Pronto Boston? Silenzio. Il presidente tace, ci dicono, non è detto che acconsenta, ma sono aumentate le possibilità che lo faccia. Si sta ragionando sul rinnovo del...
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IL PERCHÉ NO
Poi è chiaro, non è tutto così scontato, perché Pallotta torna indietro e pensa: ma perché devo rinnovare il contratto a Totti se penso non sia giusto? E non giusto perché, la Roma, questa Roma, vuole affrancarsi dal passato, ma questi sono discorsi vecchi. Del resto si tratta di un anno, di accontentare la voglia di un uomo di sentirsi ancora calciatore della (sua) Roma. Quindi non sarà giusto, ma lo faccio. E questi segnali arrivano dagli States. Totti sa benissimo che vale la pena fare il giocatore solo qui, lasciamo stare gli Emirati, gli Stati Uniti etc etc. Sarebbe un finale di carriera svilente. Roma, Roma e basta. Questo ha un senso e quanto pare comincia ad averlo per tutti. Pallotta a breve farà sapere cosa ne sarà del capitano, lui stesso oggi più sorridente. Magari farà un intervento dagli organi ufficiali, magari verrà a Roma e si organizzerà una conferenza stampa. Magari non ci sarà bisogno di dire nulla prima di Roma-Chievo perché quella non sarà l’ultima all’Olimpico del capitano. E ci sarà un anno intero per festeggiare il suo lungo addio: l’ultima a San Siro, l’ultimo derby etc etc. Creare l’evento.
IL RISCHIO
Poi c’è lo spogliatoio e il ruolo di Totti, calciatore sì ma con un peso specifico diverso dal solito: uomo spogliatoio, uomo decisivo in campo, uno capace di capire che gli anni sono 40 e che le sue prestazioni dovranno essere centellinate. Questo sostiene Spalletti, questo Totti l’ha capito. Niente visucci, insomma, sennò Pallotta si pente. La Roma, dunque, ricomincerà (sempre fino a prova contraria) l’anno prossimo con Totti in rosa e con due personaggi niente male che vanno a scadenza. Uno è De Rossi e un altro è Spalletti. E se quest’ultimo decidesse di andare in Nazionale? Ci sta. Poi la Roma si troverebbe con Totti e senza Lucio. Un bel rischio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero