ROMA Quattordici anni dopo quella corsa sfrenata, con tanto di maglietta “6 Unica”, verso la sua ancora sconosciuta fidanzata Ilary, emozionata e seminascosta in...
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LA TERZA FIGLIA, LA TERZA VITA
Il nonno del calcio mondiale che diventa ancora padre è, al di là di tutto, una notizia che non può non avere echi (ripercussioni) anche in ambito sportivo. Non ha senso pensare che, vista la novità, Totti si senta più giovane di quanto dica la sua carta d'identità, 40 anni a settembre. Non ci voleva la bimba appena nata per farlo sentire giovane, dunque ancora calciatore a tutti gli effetti. Sotto questo aspetto, Francesco è stato chiaro da sempre, prima di tutto con se stesso: lui si considera (ancora) un calciatore. E, per questo, vorrebbe continuare a giocare a pallone con la sua Roma. Voglio fare il calciatore, nessuno pretende il posto, ha precisato più volte. La dirigenza di Jim Pallotta, invece, sta spingendo affinché lui molli a fine stagione, per passare dal campo alla scrivania. S'era detto, aspettando l'arrivo a Roma del presidente statunitense, che la faccenda si sarebbe risolta. In un senso o nell'altro. Invece, niente. Anzi, forse questo è accaduto, perché Pallotta e i suoi dirigenti non hanno affrontato seriamente il caso Totti, lasciato (abbandonato?) a bagnomaria in attesa di chissà cosa o chissà chi. Un club ha il sacrosanto diritto di comportarsi come meglio crede con un suo tesserato, però un calciatore (chiunque esso sia, dal ragazzino al campione appena osannato da una standing ovation al Bernabeu) ha il diritto di sapere di che morte deve morire. E magari con i tempi giusti. Invece, la sensazione è che si voglia trascinare la storia il più a lungo possibile, sperando che vada a terminare per mancanza di ossigeno. Del resto, se la Roma non gli rinnova il contratto, il tre volte papà Totti non potrà continuare ad indossare la maglia giallorossa. Lecito immaginare che gli uomini del management di Jim, prima o poi, avranno un faccia a faccia con il capitano che ora, vista la situazione, ha intenzione di aspettare senza forzare nulla. Adesso c'è (anche) Isabel da spupazzare, e il contratto da papà non ha scadenze: è a vita. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero