Olimpiadi, anche a Tokyo si vacilla: il fronte del no si allarga

Olimpiadi, anche a Tokyo si vacilla: il fronte del no si allarga
Le Olimpiadi di Tokyo iniziano ad assumere i connotati di una contraddizione in termini. «Non si può distruggere il sogno di undicimila atleti» ha ribadito ieri...

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Le Olimpiadi di Tokyo iniziano ad assumere i connotati di una contraddizione in termini. «Non si può distruggere il sogno di undicimila atleti» ha ribadito ieri il presidente del Cio Thomas Bach, parlando alla radio tedesca Swr Sport. Comprensibile. Se non fosse però che è proprio una larga fetta di quegli undicimila atleti che sta chiedendo al Giappone e al Comitato olimpico internazionale di ragionare sullo slittamento dei Giochi. La lista degli scettici a cinque cerchi diventa ogni giorno più lunga e - cosa ancora più importante - “arruola” ogni giorno nomi più altisonanti. Dopo la spaccatura di venerdì - con la presidente Suzanne Lyons che aveva chiesto al Cio di non prendere decisioni precipitose e gli atleti che invece si erano schierati per lo slittamento - la Federnuoto americana (la Usopc) ha trovato una linea unitaria. E, manco a dirlo, è quella degli atleti. Così, sul carro che non vorrebbe arrivare a Tokyo per la data prevista del 24 luglio, salgono anche campioni come Katie Ledecky e Caeleb Dressel, per citarne due tra i moltissimi. La vasca è particolarmente irrequieta, non fosse altro perché la stragrande maggioranza degli atleti sta continuando ad allenarsi solo fuori dalla piscina. E dunque la linea americana trova d’accordo la federazione degli sport acquatici di Francia che a sua volta ha chiesto al Cio di valutare lo slittamento. Che, tradotto, significherebbe anche Florent Manaudou e Camille Lacourt - sempre per fare due nomi e basta - nel menù dei contrari. E se il Comitato olimpico spagnolo si era esposto già nei giorni scorsi, ieri sono arrivate le indicazioni pro-rinvio anche di quello brasiliano. In una lettera aperta a Losanna, sul proprio sito ufficiale, il Cob va dritto al nocciolo della questione: «La pandemia del Covid-19 si sta aggravando e per gli atleti diventa sempre più difficile allenarsi e mantenersi sui migliori livelli competitivi. Non si può andare avanti». E, quindi, contro Tokyo 2020 nella sua originaria collocazione ci sono anche le nazionali maschili di calcio e volley, tanto per tirare in ballo due degli ori più significativi di Rio 2016. 

GLI SCENARI
«Mi sento di dire che ad oggi nulla è da escludere», ha commentato ieri il presidente del Coni Giovanni Malagò. Al Cio «stanno vagliando tutte le ipotesi con cognizione di causa, ma ci sono solo due soggetti che devono prendere questa decisione: il Cio, quindi Bach, e il governo giapponese con il primo ministro Abe».
FRATTURA

Il problema è però che anche il fronte giapponese comincia a registrare le prime crepe. Kaori Yamaguchi, membro del comitato olimpico nipponico ed ex campionessa di judo, ieri ha detto che «il rinvio sembra la migliore delle soluzioni». Scatenando la reazione non del tutto entusiasta del presidente Yasuhiro Yamashita. Venerdì prossimo si riunirà il direttivo e chissà se i toni interni saranno olimpici. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero