Un inno alla gioia, nel silenzio dell'Arthur Ashe vuoto dedicato a Kobe Bryant. Naomi Osaka stesa nel blu dello stadio più grande del mondo vuoto è...
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E dopo aver reso omaggio a Kobe ha incassato la sua vittoria più inattesa: i complimenti del suo Giappone non in nome dell'orgoglio nazionale, ma del successo «della diversità e della lotta al razzismo». «E' coraggiosa, sono orgoglioso di lei», ha detto il nonno di 75 anni, Tetsuo Osaka. Fumio Kishida, uno dei tre candidati alla successione del primo ministro giapponese Shinzo Abe, ha twittato: «La rispetto perché ha lottato per il miglior risultato, sottolineando l'importanza della diversità nel mondo. Suscita ammirazione ». Un passo avanti, dopo che il primo successo agli Us Open nel 2018 aveva suscitato polemiche con quegli ampi settori della società nipponica che avevano rispolverato il soprannome 'haifù - in pratica mezzosangue -. Da qual giorno, Osaka è anche diventata testimonial di Tokyo 2020, la finestra del Giappone sul mondo. Ma anche questa volta non sono mancate voci di dissenso: uno degli sponsor di Osaka ha fatto sapere ai media che gradirebbe che la ragazza «si facesse notare per il tennis» più che per il suo attivismo. Parole che non hanno cambiato l'approccio di Naomi.
La tennista giapponese dopo l'incontro è tornata a dire la sua contro il razzismo e le ingiustizie sociali. «Sono esausta di quanto sta succedendo negli Stati Uniti, mi sento male allo stomaco». «Pensavo a tutte le volte che avevo visto i grandi giocatori lasciarsi andare a terra e guardare il cielo. Ho sempre voluto capire cosa vedevano», ha poi detto parlando dell'incontro. Che campionessa sei, se non hai mai visto il cielo? Il suo, di cielo, è molto più blu di due anni fa, dopo il primo trionfo a New York, anche allora senza un'adeguata celebrazione, oscurata, affogata dalle manifestazioni di rabbia ostile del pubblico dopo la sconfitta di Serena Williams, inviperita contro il giudice di sedia Carlos Ramos. Allora come oggi, ha detto, «ho cercato di concentrarmi solo su quello che ero in grado di controllare». Osaka diventa la prima giocatrice asiatica con tre Slam in carriera e risale al numero 3 del mondo.
Torna il tre, numero che si identifica con un'idea di perfezione, per la sportiva più ricca dell'ultimo anno. Azarenka, nonostante la finale persa, rientrerà in top 20: sarà numero 14 la prossima settimana.
Il Messaggero