Il tennis che verrà. Slam, Davis, Finals: l'Italia aspetta il 2023 come l'anno della consacrazione

Sinner e Berrettini vogliono un grande risultato già in Australia, e i due Lorenzo cercano il salto di qualità

Il tennis che verrà. Slam, Davis, Finals: l'Italia aspetta il 2023 come l'anno della consacrazione
Ha ragione l'Equipe, il quotato quotidiano sportivo francese, che ha assegnato a Jannik Sinner la maglia nera di principale delusione 2022? Ha sminuito, magari per gelosia, i...

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Ha ragione l'Equipe, il quotato quotidiano sportivo francese, che ha assegnato a Jannik Sinner la maglia nera di principale delusione 2022? Ha sminuito, magari per gelosia, i reiterati infortuni che hanno frenato il 21enne d'oro? Oppure è giusto criticare lui e il 26enne Matteo Berrettini, dopo le ATP Finals coi migliori 8 del 2021, da solidi top 10, e le esclusioni di quest'anno?

LEZIONE DI VITA
Da ragazzo intelligente, maturato in fretta, Jannik, uno dei talenti mondiali precoci più forti, insieme ai 19enni Carlos Alcaraz e Holger Rune, e al 20enne Lorenzo Musetti, sa di aver agito troppo d'impulso a gennaio quando ha chiuso bruscamente il rapporto con papà-Piatti. Dopo l'esplosione 2021, con 4 titoli ATP, quest'anno si è fermato a uno, ad Umago, scivolando al numero 15. Che per lui è deludente, come per l'Equipe che lo definisce «apatico» contro Tsitsipas a Melbourne, «senza soluzioni» a Wimbledon contro Djokovic e «nonostante due set di vantaggio, travolto alla fine da Alcazar agli US Open in un match monumentale». L'altoatesino ha subito due forzati stop nella campagna nordamericana sul cemento di Indian Wells-Miami (influenza e vesciche ai piedi) e poi la doccia fredda sulla terra: dopo i quarti di Montecarlo (ko lottando con Zverev) e Roma (battuto da Tsitsipas), negli ottavi del Roland Garros si è arreso a un dolore al ginocchio mentr'era in controllo di Rublev. E, quando stava lanciando lo sprint per le ATP Finals, s'è fatto male alla caviglia e alla mano destra. Lui e il team hanno commesso qualche errore e deve limare i limiti tecno-tattici, dal servizio alla varietà, oltre che fisici. Oggi come oggi ha dannatamente bisogno di un grande risultato: meglio subito, a gennaio a Melbourne.

TROPPO BUONO
Matteo Berrettini sa da sempre che deve convivere con gli infortuni: le giunture non sostengono quel fisico potente e possente e sarà sempre a rischio con quel suo gioco di grandi sbracciate di servizio e dritto. Saltando Wimbledon per Covid, malgrado fosse fra i favoriti e potesse tacere il virus, disputando comunque la finale di Napoli malgrado fosse handicappato al piede e poi buttandosi comunque nella mischia in Davis ha confermato di aver un gran cuore. Magari troppo. Comunque ha portato a casa 2 titoli ATP in 4 finali, più una semifinale e un quarto di finale Slam. Da 16 del mondo, ha valide aspettative da top 10 come Sinner.

I DUE LORENZO


Il talento tecnico di Musetti era già noto da junior, quello di lottatore di Sonego sembrava sopito dopo le delusioni in nazionale. Nella seconda parte della stagione i due Lorenzo hanno fatto un importante salto di qualità, rafforzando il Dream Team azzurro e ravvivando i sogni di un'altra coppa Davis dopo quella storica del 1976. Musetti, dalla finale vinta ad Amburgo contro Alcaraz, ha fatto il famoso passo avanti in campo, è diventato più solido di dritto e servizio, e così ha addomesticato anche il cemento, aggiudicandosi Napoli, pur arrivando stremato alle NextGen Finals di Milano e alla Davis a Malaga. Sonego s'è scosso vincendo Metz ed è stato il miglior azzurro in Spagna battendo Tiafoe e Shapovalov e dimostrandosi ben più forte del numero 45 ATP. Dando un'altra scossa al nugolo di fortissimi under 21 azzurri, fra i primi 31 del mondo: da Passaro ad Arnaldi, da Nardi a Bellucci, da Zeppieri a Cobolli, da Maestrelli a Darderi, a Gigante. Un boom che la stessa Equipe e il presidente della Federtennis francese, Moretton, sono venuti a studiare in Italia. E il 2023 sta per arrivare... Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero