Al tavolo Uefa Agnelli si siede su due poltrone

Al tavolo Uefa Agnelli si siede su due poltrone
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In attesa che la Giustizia sportiva completi il suo corso (in primo grado, inibizione di 1 anno per rapporti tra società e tifosi ultrà, a proposito di ultrà), sarà interessante seguire il ruolo internazionale del presidente della Juventus Agnelli, seduto al tavolo Uefa con un doppio abito. Da un lato, neo presidente dell'ECA, l'organizzazione dei club europei in polemica con le Nazionali che rapiscono i giocatori e li restituiscono stanchi, stressati, a volte semi rotti, ma più spesso valorizzati, e non solo nell'Under 21. Dall'altro lato, cambiato l'abito ma sulla stessa sedia, membro a tutti gli effetti (finora era solo invitato) dell'Esecutivo UEFA che governa le Coppe e difende il modello organizzativo delle Nazionali. A tal punto da aver tagliato la strada al progetto di un Campionato tra i migliori 16 club europei, occupando il calendario dal 2018 con la Nations League, un Campionato delle Nazionali, 55 squadre divise in 4 gironi con un sistema di promozioni e retrocessioni. Ma il problema dei rapporti club-Nazionali esiste e a ogni convocazione torna a galla più virulento di prima: «maledette Nazionali», è sbottato qualche giorno fa uno abituato a fare spettacolo, Aurelio De Laurentiis: come la Juventus, il suo Napoli ha mandato in giro per il mondo 13 giocatori, contro i 12 di Inter e Atalanta, i 10 romanisti, i 7 laziali e finanche 4 del Benevento. Impegnato sul doppio fronte politico, Agnelli dovrà fare i conti anche con l'eredità del suo predecessore all'ECA, l'ingombrante manager del Bayern e recente giustiziere di Carlo Ancelotti, l'ex interista Rumenigge: «troppi impegni delle Nazionali, prenderemo iniziative che non piaceranno alla Fifa e alla UEFA», è stata la sua eredità per Agnelli. E lo stesso presidente della Juve, appena 48 ore fa, ha lanciato un altro avviso ai naviganti: «con questo format delle Coppe è difficile perseguire la stabilità economico-finanziaria. Serve un tavolo tra componenti». Le parti in commedia aumentano.
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Il Messaggero