Tagliavento: «Una Can unica farà crescere meglio i giovani arbitri»

Tagliavento: «Una Can unica farà crescere meglio i giovani arbitri»
Paolo Tagliavento, è ripartito il campionato di serie A. Per gli arbitri, la novità principale è una Can di nuovo unita tra A e B dopo 10 anni di...

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Paolo Tagliavento, è ripartito il campionato di serie A. Per gli arbitri, la novità principale è una Can di nuovo unita tra A e B dopo 10 anni di separazione.

«È una scelta ottimale, servirà a far ulteriormente crescere la classe arbitrale».

Lei cominciò proprio con il gruppo che era unito.
«Sì, ed è stata una situazione che mi ha fatto bene. Ho imparato molto allenandomi con arbitri più esperti, dai quali “rubare” tanto, anche solo con gli occhi».

In pratica è quello che accade con i giovani delle squadre giovanili...
«Esatto. Ora che sono vice presidente della Ternana vedo come ai nostri ragazzi della Berretti faccia bene allenarsi con la prima squadra. Eppoi, la concorrenza fa sempre bene in ogni ambito».

Lei è stato uno dei primi “big” della vecchia guardia a smettere, dopo 10 anni di Can. L’ultimo, questa estate, è stato Rocchi.
«Già, oggi di quel gruppo di ottimi arbitri ne sono rimasti pochi, ma il ricambio era naturale. E i giovani di allora sono diventati a loro volta degli ottimi arbitri».

Erano ottimi arbitri e buoni amici.
«E’ vero. Con tanti dei direttori di gara della mia generazione il rapporto è poi sfociato in un’amicizia vera. Che ancora oggi resiste al tempo e alle strade che si sono divise».

Lei è stato arbitro internazionale ed ha diretto tanti grandi match della serie A con stadi sempre pieni. Oggi si gioca con pochissimi spettatori o addiirittura senza.
«Situazione strana, in effetti. Anche se per me per un arbitro cambia poco, perché le situazioni da vedere e vagliare sono sempre le stesse. Magari l’assenza di pubblico può aiutare di pù nel rapporto con i calciatori, a volte “pressati” dai tifosi sugli spalti».

La concentrazione, invece?
«No, resta alta. E’ vero che arbitrare in condizioni come quelle attuali dà l’idea di dirigere una gara amichevole, di quelle che abbondano in estate. Ma per chi deve decidere il calo di concentrazione non puà mai esserci. Si tratta sempre di una partita».

Le manca il campo?
«No, ho intrapreso una nuova strada con la Ternana, che ringrazio molto. Una scelta felice. Mi manca, però, il rapporto con le persone con le quali, per necessità, passavi più tempo che con la tua famiglia».

Gli arbitri di serie A hanno finito di arbitrare da poche settimane e sono subito tornati in campo. Basterà questo poco riposo per aver ricaricare le batterie?

«Indubbiamente, il tempo per gli arbitri di recuperare dopo una stagione come quella passata è stato molto ridotto. Il riposo serviva soprattutto a staccare la spina mentalmente dalle tante pressioni arbitrali. Ma se vogliamo vedere il lato positivo, diciamo che così possono tornare prima al clima gara. Magari, il rischio è che possano arrivare stanchi a fine stagione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero