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Difficile spiegare perché una ragazzina di 13 anni scelga, contro ogni luogo comune, di avvicinarsi alla cosiddetta arte delle otto armi, quella boxe thailandese dove valgono pugni, calci, gomitate e ginocchiate. Quel che è certo, è che Sveva Melillo ne aveva provate molte, prima di salire su un ring: la ginnastica artistica, l'equitazione e la più classica danza. Ma l'amore vero è nato in una palestra di Trastevere, dove ha incontrato la Muay Thai. E oggi, 13 anni dopo, può vantare una serie di titoli internazionali e, dallo scorso weekend, anche quello di campionessa italiana Prima serie Federkombat, 54 chili. «La passione per questo sport è nata grazie a mio padre racconta, dopo aver sconfitto Cristina Giavara, agli Assoluti, all'interno dell'evento organizzato da Gianluca Colonnese Praticava Muay Thai e un giorno mi suggerì di fare una lezione di prova».
LE PAURE DELLA MAMMA
Da allora non ha più smesso. Nata e cresciuta ad Acilia, la Melillo, classe 1994, è riuscita a convincere anche la mamma: «Aveva molta paura, non riusciva a vedermi combattere. Le faceva impressione. Ma poi ha capito che ero felice».
L'AMORE SUL RING
Per l'amore ha poco, pochissimo tempo. Così poco, che alla fine le poche storie che vive, vedono protagonisti che, come lei, sono appassionati di boxe thailandese: «Non siamo fidanzati, ma ci frequentiamo. E' un ragazzo che viene nelle mia palestra». Agli adolescenti che si avvicinano alla sua palestra a Viterbo rivolge sempre la stessa domanda: «Dopo il primo allenamento, chiedo loro se si siano divertiti. E' fondamentale. Poi, ovviamente, facciamo molta attenzione a isolare chi non ha la testa per combattere, perché se non sei pronto a rispettare il tuo maestro e la sua scuola, in tutto e per tutto, allora devi cambiare sport». A dicembre, tornerà in Thailandia per un camp, ma nei prossimi mesi potrebbe già combattere per un altro titolo, che si andrebbe ad aggiungere, per citarne alcuni, a quello mondiale Wbc vinto a Parigi nel 2015 o a quello Iska vinto in Germania nel 2018. «Combattere a Roma, però, è speciale dice E' la mia città e ogni vittoria, qui, ha un altro sapore».
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Il Messaggero