La favola di Stramaccioni: l'Udinese vola e lui adesso brilla di luce propria

La favola di Stramaccioni: l'Udinese vola e lui adesso brilla di luce propria
In zona Champions e in zona paternità. Due gol all’Atalanta, profumo d’alta classifica e corsa in ospedale ad aspettare la nascita del primo figlio. Che domenica incredibile...

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In zona Champions e in zona paternità. Due gol all’Atalanta, profumo d’alta classifica e corsa in ospedale ad aspettare la nascita del primo figlio. Che domenica incredibile quella di Andrea Stramaccioni. Eppure le premesse non erano buone. Una settimana difficile. Erano bastati il pareggio casalingo con il Cesena e la sconfitta sul campo del Torino per cancellare quanto di buono l’Udinese aveva fatto nelle prime giornate, con tanto di vittorie su Napoli e Lazio. Barbotaments, detto in lingua friulana. Malumori, mugugni, borbottii.




Ma come gioca male questa Udinese, così difensiva, così poco coraggiosa. Come se l’anno scorso le cose fossero andate meglio. Tredicesimo posto, stenti, tormenti e il sostanziale benservito a Guidolin. Stramaccioni se l’era presa male. Nervoso, sabato in conferenza stampa, è sbottato quando gli è arrivata puntuale la domanda sull’addio di Moratti: «Mi sono stufato, non voglio più essere accostato all’Inter. Sono l’allenatore dell’Udinese e solo dell’Udinese d’ora in poi voglio parlare».



L’Inter è stata prima la sua delizia e poi la sua croce. Intendiamoci, ancora all’inizio di stagione Stramaccioni aveva voluto dedicare a Moratti l’ennesimo omaggio: «Sono una sua creatura. Quando mi comunicò che doveva vendere l’Inter capii che ero finito anch’io». Una mezza bugia. Se ne sarebbe andato in ogni caso: quei rovinosi ultimi mesi, fra rovesci in campo e liti con i giocatori, non solo Cassano, avevano compromesso ogni possibilità di conferma. Con o senza il suo mentore Moratti. Una brutta fine, tale da alimentare molti scetticismi sul suo futuro. Chi mai si sarebbe più affidato a quel raccomandato, uscito dal coniglio di Moratti dopo una banale trafila da tecnico dei ragazzi della Roma, un solo anno di Primavera all’Inter e senza nemmeno un passato da buon calciatore? Quanti invidiosi. Anche della capacità di Stramaccioni di bucare i teleschermi. E invece, dopo un anno sabatico, fra Italia e California, lezioni d’inglese, aggiornamento professionale e qualche commento televisivo ai campionati esteri, ecco arrivare la famiglia Pozzo a sdoganarlo e l’incredibile Di Natale, con i suoi gol infiniti, a prenderlo per mano.



Difficile capire adesso dove potrà arrivare questa Udinese. Certo, la squadra è solida e Di Natale eterno. Poi c’è Stramaccioni. Sembrava dovesse essere un’incognita. Finora è stato una valore aggiunto. «Il nostro obiettivo resta la salvezza» ribadisce. Almeno non lo accuseranno più di presunzione.

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Il Messaggero