Europeo, Spinazzola il terzino diventato ala per l'Italia di Mancini

Spinazzola
Spina, come lo chiama affettuosamente anche Mancini, è il simbolo di questa Italia che ha coraggio e va sempre all’assalto per prendersi la vittoria. Venerdì,...

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Spina, come lo chiama affettuosamente anche Mancini, è il simbolo di questa Italia che ha coraggio e va sempre all’assalto per prendersi la vittoria. Venerdì, all’Olimpico, è stato premiato come man of the match. Non c’è da stupirsi. Il difensore (se ancora così è giusto chiamarlo) della Roma è l’attaccante aggiunto della Nazionale. Parte da terzino, ma fa l’ala. Semplicemente è l’uomo in più. Sbuca dietro le spalle di Insigne per dare un senso a ogni azione. La fascia sinistra, dove sta Leonardo, è stata scelta nel 4-3-3 del ct per costruire e raccogliere, come è successo pure contro la Turchia: i gol di Immobile e di Insigne sono sbocciati lì. L’esterno giallorosso ha libertà di spingere e affondare. Spesso, osando sulla corsia, diventa il giocatore più avanzato. Come gli chiede il ct.

RISORSA PROTETTA
Fa più effetto, insomma, del falso nove. Perché chi non lo conosce si ritrova infilzato: Spina nel fianco. Destro di piede, sinistro di fascia. Mancini lo ha spinto in attacco e davanti ai suoi colleghi. Titolare scelto. E preferito anche al neocampione d’Europa Emerson Palmieri. Leonardo va sempre al massimo, ma spesso è stato fermato per aver spinto troppo. Come se dovesse rispondere della velocità pericolosa. La sua carriera, come sanno bene a Trigoria e anche alla Juve (ultimo club prima di vestire la maglia giallorossa), è stata frenata dalla raffica di infortuni muscolari. Da tutto a niente, con il ribaltone che non ti aspetti proprio sul più bello. Se il ct potesse, lo metterebbe sotto una campana di vetro. Perché il suo rendimento, quando sta bene, fa sempre la differenza. Basta analizzare le cifre che lo hanno accompagnato nell’ultima stagione con la Roma: 2 gol, 24 cross riusciti, 4 assist e 37 occasioni create. Ma di presenze, in 51 partite, ne ha fatte 39, solo 27 in campionato (25 da titolare), 11 in Europa League e 1 in Coppa Italia. Con lui in campo, la Roma è stata a lungo in zona Champions. Appena la muscolatura l’ha cominciato a penalizzare, i giallorossi si sono ritrovati addirittura staccati dalle 6 big.

MASSIMA PREVENZIONE


In  Nazionale ne hanno preso atto, senza però rinunciare alla sua partecipazione. È stato convocato, del resto, da convalescente. Ad inizio stagione il dottor Puzzilli gli ha consigliato il bite dentale per risolvere la fragilità muscolare. Non è bastato. Prima di Natale lo ha tenuto fuori il flessore. Oltre che in campionato, gli infortuni hanno inciso nel momento clou della Champions: Spinazzola si è fatto male ad Amsterdam dopo 29 minuti e ha saltato il ritorno contro l’Ajax. Ricaduta al flessore, a Manchester e sempre all’andata, restando in campo appena 37 minuti. Niente seconda semifinale all’Olimpico. E out pure per le ultime 5 gare di campionato. L’Italia ha però scommesso su di lui. Addirittura più della Roma che su idea di Petrachi lo scaricò, dopo nemmeno 6 mesi, all’Inter di Conte per scambiarlo con Politano. Marotta, però, si tirò indietro al fotofinish. Ora a Milano, come a Torino dove la Juve ci rinunciò per la plusvalenza con Luca Pellegrini, rimpiangono di aver perso il falso terzino. Cioè la freccia tricolore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero