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Spina, come lo chiama affettuosamente anche Mancini, è il simbolo di questa Italia che ha coraggio e va sempre all’assalto per prendersi la vittoria. Venerdì, all’Olimpico, è stato premiato come man of the match. Non c’è da stupirsi. Il difensore (se ancora così è giusto chiamarlo) della Roma è l’attaccante aggiunto della Nazionale. Parte da terzino, ma fa l’ala. Semplicemente è l’uomo in più. Sbuca dietro le spalle di Insigne per dare un senso a ogni azione. La fascia sinistra, dove sta Leonardo, è stata scelta nel 4-3-3 del ct per costruire e raccogliere, come è successo pure contro la Turchia: i gol di Immobile e di Insigne sono sbocciati lì. L’esterno giallorosso ha libertà di spingere e affondare. Spesso, osando sulla corsia, diventa il giocatore più avanzato. Come gli chiede il ct.
RISORSA PROTETTA
Fa più effetto, insomma, del falso nove. Perché chi non lo conosce si ritrova infilzato: Spina nel fianco. Destro di piede, sinistro di fascia. Mancini lo ha spinto in attacco e davanti ai suoi colleghi.
MASSIMA PREVENZIONE
In Nazionale ne hanno preso atto, senza però rinunciare alla sua partecipazione. È stato convocato, del resto, da convalescente. Ad inizio stagione il dottor Puzzilli gli ha consigliato il bite dentale per risolvere la fragilità muscolare. Non è bastato. Prima di Natale lo ha tenuto fuori il flessore. Oltre che in campionato, gli infortuni hanno inciso nel momento clou della Champions: Spinazzola si è fatto male ad Amsterdam dopo 29 minuti e ha saltato il ritorno contro l’Ajax. Ricaduta al flessore, a Manchester e sempre all’andata, restando in campo appena 37 minuti. Niente seconda semifinale all’Olimpico. E out pure per le ultime 5 gare di campionato. L’Italia ha però scommesso su di lui. Addirittura più della Roma che su idea di Petrachi lo scaricò, dopo nemmeno 6 mesi, all’Inter di Conte per scambiarlo con Politano. Marotta, però, si tirò indietro al fotofinish. Ora a Milano, come a Torino dove la Juve ci rinunciò per la plusvalenza con Luca Pellegrini, rimpiangono di aver perso il falso terzino. Cioè la freccia tricolore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero