Dzeko e Schick, un pomeriggio per scoprire di essere una vera coppia

Dzeko e Schick, un pomeriggio per scoprire di essere una vera coppia
Una novità fino ad un certo punto. Perché se la curiosità di vedere insieme Dzeko e Schick dal primo minuto è il tema tattico principale di Spal-Roma,...

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Una novità fino ad un certo punto. Perché se la curiosità di vedere insieme Dzeko e Schick dal primo minuto è il tema tattico principale di Spal-Roma, ci si dimentica che i due hanno già giocato insieme. E più di quanto si possa pensare o ricordare. Durante la gestione di Di Francesco, Edin e Patrik sono partiti titolari insieme 10 volte su 87, con un ruolino molto interessante (6 vittorie, 3 pareggi e una sconfitta). Titolarità che non contemplava, però, giocare uno al fianco dell’altro. Con il 4-3-3 o il 4-2-3-1 la sostanza cambiava poco: Dzeko centravanti e Schick attaccante esterno. Ci sono state però altre 13 volte, nelle quali uno dei due è subentrato in campo (10 volte il ceco e 3 il bosniaco) e ha giocato in coppia con il compagno. A differenza delle 10 gare nelle quali i due sono partiti dall’inizio, nella quasi totalità di queste 13 occasioni Schick e Dzeko lo hanno fatto giocando uno al fianco dell’altro, con un modulo molto offensivo che prevedeva due attaccanti in linea e due ali a supportare l’azione.


FILO CONDUTTORE
Nel conteggio, per avere un quadro più credibile, non sono state considerate altre 7 volte (per un totale di 85 minuti) in cui chi dei due subentrava, ha giocato spezzoni di gara al di sotto dei 25’, compresi i recuperi. Analizzando quindi queste 13 occasioni (381 minuti), i risultati sono un po’ diversi: appena un successo, 4 pareggi e 9 sconfitte. Se è vero che questa formula è stata utilizzata spesso e volentieri per recuperare un risultato, è altrettanto vero che di rado la Roma c’è riuscita. 

Per questo motivo sarà interessante capire come Ranieri intenderà far giocare Schick e Dzeko oggi a Ferrara, dove il club ricorderà Taccola con una maglia speciale a 50 anni dalla scomparsa. Se in linea, come sembra, oppure con Patrik leggermente dietro Edin. Schierare due attaccanti è stato il filo conduttore tattico nella carriera del tecnico di San Saba. Senza voler tornare agli anni ‘90 con il Napoli, nella prima esperienza a Trigoria, Sir Claudio fece convivere Toni e Vucinic (bocciando Baptista). All’Inter provò con Milito-Pazzini, replicando con Riviere-Falcao al Monaco la stagione successiva. Quello di rilanciare l’attaccante ceco, diventa quindi una necessità per Ranieri, sapendo che in rosa non ci sono alternative. El Shaarawy, uno che per caratteristiche potrebbe agire da seconda punta, non ama quel ruolo. L’addio al Monaco ne è la conferma. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero