Il parere del Cts non è dirimente, sulla ripresa degli sport di contatto di base - dal calcetto al taekwondo - deve decidere il governo. È una posizione chiara -...
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Spadafora ricorda che «diventa sempre più difficile spiegare il motivo di posizioni del tutto intransigenti e, nello specifico, dell'impossibilita di individuare soluzioni e percorsi che, a certe condizioni, possano consentire la ripresa degli sport di contatto e soprattutto delle attività sportive amatoriali (partite di calcetto, beach volley, pallavolo, ecc.)» ed auspica che «il Consiglio dei Ministri possa quanto prima elaborare una linea univoca e fornire le risposte chiare che il Paese attende». E per sottolineare l'incongruenza del no, cita gli assembramenti consentiti in «manifestazioni politiche» o «eventi sportivi». «So bene quanto importante sia il rispetto delle norme di distanziamento fisico ma non credo si possa prescindere dall'osservazione empirica di quanto accade». La decisione del Cts ha suscitato non poche polemiche: in una nota congiunta Federbasket, Federvolley e Federazione Italiana Giuoco Handball esprimono «tutta la propria delusione per un veto che blocca ulteriormente, non solo l'attività sportiva delle proprie discipline, bensì la grande maggioranza dello sport italiano». Il presidente della Federazione italiana Taekwondo, Angelo Cito, definisce «incomprensibile » la decisione del Cts di non autorizzare gli sport da contatto «e soprattutto la generalizzazione che se ne fa. La decisione del Cts di non autorizzare ancora oggi gli sport come i nostri si fa fatica davvero a comprenderla», si rammarica Cito. Per il sen. Claudio Barbaro, presidente di ASI, Associazioni Sportive e Sociali Italiane, «quello che passa con il no del Cts è, nella percezione generale, un messaggio di diseguaglianza e diseducativo: una volta risolto il problema del Calcio di Serie A, tutto il resto sembra poter attendere». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero