A un certo punto il fantasma di Giorgio De Stefani deve essersi materializzato al suo fianco. Liberiamo la fantasia: magari è successo che mentre Sofya Zhuk si distraeva a...
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C'entra, perché il Davisman azzurro, proprio nel 1930, realizzò un record poco edificante: perse 4-6 7-9 6-4 8-6 10-8 contro l'americano Wilmer Allison dopo aver fallito 18 match point. E la Zhuk ci è andata vicina. Nel decimo game del terzo set – di una maratona poi conlusa 6-3 2-6 7-5 – la russa è arrivata a un punto dalla vittoria per ben 12 volte, senza tuttavia riuscire a convertire in trionfo quella maledetta ultima pallina. Un sbandata che avrebbe destabilizzato un veterano, figurarsi una ragazzina che sente di aver sprecato la prima grande occasione della sua vita con la racchetta. Ma Sofya resta algida, come quella Maria Sharapova che ricorda se non altro nella chioma bionda e nella indubbia avvenenza e, prima fa il break alla slovacca e poi chiude con il servizio mentre il fantasma di De Stefano scompare con la consapevolezza che il triste primato resterà ancora suo per un po'. «Dodici? Pensavo fossero 14...» scherza a fine match la russa, ripercorrendo quella incredibile girandola di emozioni e di follia. Stasera c'è la Collins, che l'ha sempre battuta nei tre precedenti ma che firmeresti per trovarla al terzo turno di Indian Wells. Può succedere di tutto. Ma comunque vada negli ottavi di finale ci sarà sicuramente una storia da raccontare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero