Lazio, c'è Inzaghi tra gli imputati

Lazio, c'è Inzaghi tra gli imputati
Gli uomini non cambiano. Prima parlano di Champions e poi ti lasciano. Ecco perché, caro Inzaghi, non dovevi avallare questo stitico mercato. La panchina resta corta,...

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Gli uomini non cambiano. Prima parlano di Champions e poi ti lasciano. Ecco perché, caro Inzaghi, non dovevi avallare questo stitico mercato. La panchina resta corta, è emerso ancora di più a Ferrara. Addirittura soltanto alla terza giornata. Quando il mister finisce subito sotto processo, anche per un turnover effettuato troppo presto. Eppure, chi tocca questo tasto, non si è forse accorto che – coi loro limiti - Parolo e Caicedo sono stati i migliori campo, Milinkovic e Correa (sfiniti dalle Nazionali) dentro nella ripresa senza grinta né fiato. Piuttosto l’allenatore andrebbe messo sul patibolo per aver azzardato ancora Patric al centro e sopratutto per non essere mai in grado d’offrire alternative di gioco. E’ possibile che non si possa mai prescindere dal 3-5-2 in ogni caso? Nemmeno quando Lulic e Lazzari sono sotto tono e Semplici t’incarta la sfida semplicemente spostando, a destra e sinistra, Di Francesco? La Lazio deve guardarsi meno allo specchio, Inzaghi forse di più ed essere meno presuntuoso. Altrimenti, dopo quattro anni, sparsi qua e là rivedremo sempre nuovi Salisburgo. Al Mazza è arrivato il raddoppio dello scempio dell’anno scorso. E pensare che stavolta i biancocelesti avevano giocato alla grande un tempo. Non a caso nel pessimo tabellino rimangono più chilometri percorsi e il miglior (55%) possesso. Dopo un ko così, non è affatto consolatorio. 


BLACK OUT 
Pressing asfissiante e Spal chiusa all’angolo, peccato che al gong finisca la Lazio al tappeto. La difesa va in tilt, Lazzari e Lulic vengono asfaltati, nel pallone Radu e il subentrato Vavro. Sono una riminiscenza anche i black out dietro, gli inserimenti di Kurtic di testa avevano creato il panico già prima del novantesimo. Nel secondo tempo ogni pericolo è diventato più serio, anche per il futuro. Perché è vero che siamo all’inizio, ma com’è possibile pensare che si possa reggere una stagione con troppi giocatori con un’età media sopra il trentesimo anno? Mettiamo da parte highlander Acerbi per un attimo, domenica pomeriggio nell’undici c’erano Radu, Lulic, Leiva, Parolo e Caicedo. Inzaghi inserisce un impresentabile Correa al suo posto perché comunque alle sue spalle non ha nessun altro col cambio di passo. Al Mazza mancava persino il baby enigma Adekanye, infortunato. 

MAL DI GOL 

E’ tornato il mal di gol, pesa maledettamente sulla testa e – con appena 4 punti - in classifica. Anche questo un replay dell’ultima annata. Perché i biancocelesti, in questi primi tre turni, hanno addirittura creato più occasioni (17.5 a partita) e fatto più tiri all’interno dell’area (12.5 a gara) di qualunque altra squadra in Europa. Aveva illuso il tris alla prima giornata. I 5 pali colpiti (l’ultimo da Caicedo) non possono essere giustificati solo con la sfortuna. Perché i biancocelesti devono prendersela con la loro mira. E sopratutto con la loro tigna. Arrivano stanchi e poco lucidi sotto porta, calciano con superficialità. Si sono divorati due reti, Caicedo e Luis Alberto, al Mazza. Nel primo tempo sette tiri nell’area, zero nella ripresa. Già questa statistica dice tutto. Immobile si sarà pure sbloccato e contro la Spal ecco il 20esimo rigore realizzato. Ma se non segna lui, non c’è un altro Ciro al bersaglio. Colpa del mercato se in attacco gli uomini non cambiano.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero