Serie A, lo spaccato di un campionato già spaccato

Serie A, lo spaccato di un campionato già spaccato
 Il nostro campionato di calcio è uno treno smisurato, lungo 20 carrozze. Lo caratterizza dalla nascita, però, un'imperfezione nel cuore e cioè: una...

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 Il nostro campionato di calcio è uno treno smisurato, lungo 20 carrozze. Lo caratterizza dalla nascita, però, un'imperfezione nel cuore e cioè: una velocità asimmetrica. Così le prime dieci carrozze sfrecciano, incoraggiate da una potenza magnifica; invece le seconde viaggiano lente lente, frenate da tonnellate di fragilità. Ne deriva che le dieci carrozze o squadre in testa compongono un lampo ad alta velocità; le altre, un regionale della domenica: di quelli struggenti. È una questione di categoria, e di soldi, e di prestigio. Inevitabile che il treno abbia un andare sghembo; come pure ineluttabile che, nel respiro corto di poche stazioni o giornate , la perfezione della lunghezza si spezzerà in almeno due tronconi. Insomma il panorama è nitido: in Serie A le prime sono irragionevolmente più forti delle inseguitrici (si fa per dire). I numeri spiegano: al solito. Ad esempio. Le prime nove della classifica dalla Juventus e dal Napoli all'Atalanta hanno tutte migliorato il proprio ritmo rispetto al sesto turno della passata stagione. In particolare l'Inter e la Sampdoria hanno raccolto addirittura cinque punti in più; il Napoli quattro, la Juve e la Lazio tre, la Roma due. Al contrario le ultime hanno tutte peggiorato il cammino, ad eccezione del Crotone, che del resto domenica ha vinto contro il Benevento. E perfino clamorosa è la sorte del Genoa, che in tasca non trova più nove punti al confronto con lo scorso anno. Potrebbe essere finita e basterebbe per inquadrare lo scenario. Ma non è finita. Lo scarto, d'altronde, diventa un abisso, se solo si allunga lo sguardo ai gol. Infatti il solo Napoli ha segnato più reti di tutte le ultime sei squadre nel complesso. E ancora: le sette depositate sul fondo hanno totalizzato lo stesso numero di punti degli azzurri (o della Juve). Pazzesco. Un anno fa, poi, il miglior attacco del torneo lo vantavano la Roma e il Napoli con 14 centri: adesso la Juve e di nuovo il Napoli sono già decollati a quota 18 e 22. Dopo sei giornate, ai tempi, il capocannoniere era Icardi: e aveva firmato appena sei gol. Oggi, viceversa, a regnare sui marcatori è Dybala, volato già a quota 10.

IL FUTURO

Giusto un filo sorprendenti, i dati dovrebbero, se non altro, indurre alla riflessione i vertici del nostro calcio. Perché ormai è chiaro che esistano una Serie A1 e una Serie A2. I difensori servono a poco talvolta a nulla: tanto, per vincere, è sufficiente disporre di un attaccante di qualità. Non è inutile annotare, tra l'altro, che le partite in cui una squadra abbia segnato almeno tre gol siano state finora 25. È divertente: ne siamo sicuri? Piuttosto, dall'incrocio dei parametri, viene facile delineare un torneo poco credibile. Perfino la Figc lo ha intuito. «È inevitabile ridurre le dimensioni dei campionati», ha spiegato il presidente Carlo Tavecchio. Percorrere la strada delle 18 squadre sarà la via maestra oltre che una via di fuga.
Benedetto Saccà Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero