Figc e serie A scrivono al governo: «Non arriviamo a Natale». I presidenti non pagano gli stipendi.

Figc e serie A scrivono al governo: «Non arriviamo a Natale». I presidenti non pagano gli stipendi.
La situazione è allarmante. Tanto da far dire ai vertici del calcio che senza interventi urgenti il rischio è di chiudere i campionati prima di Natale. E non per il...

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La situazione è allarmante. Tanto da far dire ai vertici del calcio che senza interventi urgenti il rischio è di chiudere i campionati prima di Natale. E non per il virus. Ma per le sue conseguenze. La serie A chiede addirittura un intervento «urgentissimo». Da via Rosellini lamentano perdite per circa 600 milioni di euro dall’inizio della pandemia. Un’industria che rischia di collassare. E le avvisaglie ci sono tutte: molti presidenti non riescono più a pagare gli stipendi. E questo non solo in serie B e C ma succede anche nel massimo campionato. 


DUE LETTERE
Ecco perché ieri al governo sono state recapitate due lettere. La prima è partita da via Allegri, sede della Figc. Due pagine, indirizzate al premier Conte, al Ministro dell’Economia Gualtieri, a quello della Salute Speranza e a quello dello Sport Spadafora, in cui il numero uno Gravina, prendendo spunto dalla norma del nuovo Dpcm che chiude gli stadi anche ai mille spettatori, chiede degli interventi di ristoro (diretti e indiretti) e che venga riconosciuto il ruolo sociale ed economico del calcio. Nel testo si legge come le misure di contenimento del virus «stiano arrecando un rilevantissimo danno economico alle società di calcio professionistiche che rischiano un default». Si fa presente che il “danno da botteghino” calcolato per trimestre agosto-ottobre 2018 erano pari per la sola serie A ad 84,4 milioni, e che si prevede in prospettiva stimato in 360 milioni e in circa 260 milioni da mancate partnership. Nel testo Gravina ricorda come l’industria calcio contribuisca in maniera rilevante al sistema economico del paese. A tal proposito vengono riportati anche i dati ufficiali del Mef secondo i quali la contribuzione IRPEF delle società sportive professionistiche nel 2018 è stata pari a 710,7 milioni di cui: 623, 1 per la Serie A; 64,6 per la Serie B; 23 per la Serie C. La Figc chiede dunque al governo che «vi siano adeguate forme di ristoro (almeno in termini di sospensione versamenti dovuti da qui al termine del periodo di emergenza) anche per le società di calcio professionistiche a serio rischio di sopravvivenza». 


SPADAFORA: «SI VA AVANTI»
L’altra lettera (tre pagine), invece, è stata spedita direttamente dalla serie A che come detto chiede un intervento urgentissimo. Il presidente Dal Pino si è detto molto preoccupato in primis per grave situazione finanziaria e dall’altro per gli effetti collaterali che le misure del governo produrranno sul sistema economico e sociale. «In questo momento non ho pensato a sospendere il campionato. I tanti contagi tra i calciatori? Sono dovuti al fatto che questo protocollo a volte non ha funzionato. In altri campionati all’estero questo non è avvenuto» ha rimarcato a Che Tempo che fa il ministro Spadafora. Niente più tifosi però (condizione fondamentale secondo il Cts per andare avanti). I mille spettatori erano un segnale per gli sponsor, non certo una fonte di guadagno. La fonte principale di sostentamento sono i diritti tv ma Sky deve ancora pagare l’ultima rata della passata stagione. Tra la scorsa stagione sportiva e attuale la proiezione al 31 dicembre è di una perdita di oltre 600 milioni di euro (+ di 200 nella 2019-2020 e 400 fino a dicembre), dei quali il 65% da mancato pubblico negli stadi e il 35% da mancati ricavi da sponsorizzazioni. Inoltre la serie A sviluppa ricavi per 3 miliardi all’anno, con una contribuzione fiscale e previdenziale di oltre 1 miliardo e una mutualità verso la B, la Lega Pro e il calcio dilettantistico di 134 milioni di euro. Inoltre si sottolinea come l’industria dia lavoro ad oltre 300 mila addetti. Il futuro fa paura. I fondi potrebbero rappresentare un’ancora di salvataggio ma sarà fondamentale l’unità d’intenti. Se la A è messa malissimo figuriamoci la B e la C. Per quest’ultima i mille spettatori i mille spettatori erano una grossa boccata d’ossigeno. 


TAVOLA ROTONDA


Il presidente dei cadetti, Balata è stato chiarissimo: «Di questo passo la Lega Serie B muore e le società dovranno chiudere». Ghirelli, numero uno della C, ha lanciato il suo sos rivolgendosi alla serie A: «Mi colpisce il gesto della Premier League: 20 club che stanziano 50 milioni di sterline per finanziare le categorie minori». Le partite rinviate ormai non si contano nemmeno più. Il Governo continua a chiudere un piano B, per la Figc l’unico esistente sono i playoff. Ma la verità è che il pericolo più grande sono i conti in rosso. Nei prossimi giorni il numero uno Gravina ha chiesto un incotro con tutti i protagonisti del calcio per trovare una via comune d’uscita. Con questi costi non si arriva a Natale. Quello degli stipendi è il problema più grande. Servono accordi anche con gli stessi calciatori.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero