«Mi dispiace che non abbia vinto lo sport. Era una partita molto sentita, l'avevo detto anche prima della gara. La cosa più importante è che doveva essere lo sport a unire...
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Ad innescare la miccia è stato un drone, piovuto sullo stadio, con la bandiera della 'Grande Albanià e la scritta "Kosovo autoctono" poi abbattuto dal serbo Mitrovic. A quel punto è iniziata la rissa in campo. «I ragazzi si sono comportati con dignità per difendere la nostra bandiera - sottolinea il biancoceleste. Hanno difeso il loro popolo, non può giudicare chi sta fermo. Non mi è piaciuto quello che ho visto allo stadio. Speravo che tutta la partita si potesse giocare fino alla fine e che, nel 2014, tra albanesi e serbi si potesse guardare avanti. Questa cosa non aiuta nè una parte nè l'altra. Ma devo dire che mi è piaciuta la correttezza che i giocatori serbi hanno avuto fin quando si è potuto giocare».
Tare se la prende, invece, con la stampa, colpevole di aver "caricato" troppo il match. «Tutto ciò che è successo è opera della stampa serba e albanese che prima della gara ha alzato molto la tensione con articoli inutili - spiega il ds laziale. L'albergo della squadra albanese era circondato dai blindati militari. Per uno che deve giocare una partita di calcio avere i blindati e 5-600 poliziotti armati in albergo, a livello
psicologico, non è facile».
Ma oltre a Tare, ieri c'era un bel pezzo di Lazio rappresentata a Belgrado: dal capitano albanese Cana, al portiere Berisha anche lui albanese, al serbo Djordjevic. I tre si ritroveranno oggi a Formello, dove è rimasto l'altro serbo (non convocato poichè infortunato) Basta. «Ci possono essere ripercussioni nello spogliatoio ? No - esclude categoricamente Tare -. Tra di loro hanno un rapporto ottimo, sono persone molto serie e perbene e non ci sarà nessun problema». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero