Rugby, Sei Nazioni: ventesima edizione per l'Italia che non vuole un altro cucchiaio di legno

Vent’anni di azzurro nel Sei Nazioni, vent’anni dal trionfale esordio al Flaminio contro i campioni in carica scozzesi, atterrati 34-20 sorprendendo noi stessi e tutto...

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Vent’anni di azzurro nel Sei Nazioni, vent’anni dal trionfale esordio al Flaminio contro i campioni in carica scozzesi, atterrati 34-20 sorprendendo noi stessi e tutto il mondo del rugby. Vent’anni in cui l’Italia e Roma, in particolare, hanno scoperto che cosa significhi il Torneo in fatto di agonismo, spettacolo, festa, allegria, stadi stipati di tifosi rivali seduti uno a fianco dell’altro, cultura e indotto: ogni match - dal 2012 all’Olimpico - porta nelle tasche della Capitale fino a 20 milioni di euro senza costare un centesimo di ordine pubblico. 

 

NIENTE BREXIT
Vent’anni, che età magnifica, allora, se non fosse per quel pesante pegno da pagare in campo nei confronti di avversari che il Torneo l’hanno varato qualche tempo prima, appena 136 anni fa: un pegno riassunto nelle rarefatte 12 vittorie (più un pareggio) raggranellate in 95 partite, con i pronostici che anche quest’anno ci assegnano quello che diventerebbe il nono e quarto consecutivo e ignominioso cucchiaio di legno (5 ko su 5). Vabbeh, era così nera - per i bookmaker - anche nel 2007 e nel 2013 quando di partite ne abbiamo vinte addirittura due nello stessa edizione. Epperò resta la misteriosa de affascinante forza del Sei Nazioni, sconosciuta a ogni altro sport, che mantiene così alto il seguito per l’Italia che nel Torneo non vince un match dal 2015 e ha perso le ultime 17 partite.
Adesso, come nel formidabile 2000, gli azzurri ripartono il 2 febbraio proprio dalla Scozia, in trasferta così come per l’Inghilterra, mentre accoglieranno Galles, Irlanda e Francia a Roma. Il Sei Nazioni, da quest’anno marcato Guinness, non si cura insomma delle folate della Brexit, abituato com’è a unire, nonostante le battaglie dei giocatori fra le porte ad acca, persino l’isola dell’Irlanda in una sola entità. 

Il ventesimo Sei Nazioni per il capitano Sergio Parisse e compagni comporta anche un sostegno e una responsabilità in più, oltre a quella di fare da locomotiva a un movimento finalmente messo a sistema dal ct Conor O’Shea i cui franchigie Treviso e Parma, azzurrini e donne sono in costante crescita: sulle loro maglie dall’inizio della stazione è arrivata Cattolica Assicurazioni che si è legata alla nazionali azzurre (anche femminile e under 20) per il periodo biblico di sette anni. 

FIDUCIA
«Questione di fiducia reciproca: condividiamo e condivideremo gli stessi valori in attesa che l’impegno degli azzurri in campo, sempre al massimo, porti anche alla vittoria», ha detto ieri Alberto Minali, ad del gruppo veneto, nel Salone d’onore del Coni davanti al presidente Giovanni Malagò, al presidente federale Alfredo Gavazzi, al presidente del consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito e all’ad di Discovery Italia, Alessandro Araimo.

«State certi che ce la metteremo tutta - dice il capitano Parisse, 35 anni, nel Sei Nazioni dal 2003! - per vincere in un Torneo di qualità mai così alta (Irlanda 2a, Galles 3a, Inghilterra 4a al mondo) e in più tutti i giocatori, noi compresi, quest’anno lottiamo per la maglia in vista dei Mondiali in Giappone a settembre. Ho tanta fiducia in O’Shea e in questo gruppo».

Battaglie in vista, allora, e poi il villaggio del Terzo Tempo al Foro Italico e il IV Tempo Rugby e Cultura che permette a chi ha il biglietto del match di entrare gratis in oltre trenta musei della Capitale.
 


Il calendario dell’Italia (dirette DMax e live streaming DPlay): 2 febbraio Scozia-Italia alle 15.15; 9 febbraio Italia-Galles alle 17.45; 24 febbraio Italia-Irlanda alle 16; 9 marzo Inghilterra-Italia alle 17.45; 16 marzo Italia-Francia alle 13.30. Biglietti: www.federugby.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero