Una terza franchigia romana per dimenticare il Sei Nazioni

Una terza franchigia romana per dimenticare il Sei Nazioni
Dalla lettera del ct Brunel («Cari azzurri vi scrivo per capire insieme i 5 ko nel Sei nazioni...») al redivivo progetto di una franchigia romana, al nuovo assetto delle coppe...

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Dalla lettera del ct Brunel («Cari azzurri vi scrivo per capire insieme i 5 ko nel Sei nazioni...») al redivivo progetto di una franchigia romana, al nuovo assetto delle coppe europee in cui si devono fare le ossa i giocatori del giro della nazionale. Parole e musica di Alfredo Gavazzi, presidente della Federugby che a Milano ha incontrato la stampa.




Coppe: la Celtic resta così com’è con la partecipazione delle franchigie Benetton Treviso (gestione mista società-federazione) e Zebre Parma (solo federazione). Addio Heineken Cup, arriva la Champions: una sola italiana (Treviso o Zebre). Challenge Cup: una sola franchigia italiana più un’eventuale altra, o altre due (franchigie o club dell’Eccellenza), qualificate grazie alla terza e per ora indefinita coppa riservate anche alle nazioni europee minori. «Ho incontrato il sindaco Marino e c’è stata identità di vedute su una terza franchigia a Roma» ha detto Gavazzi.



I tempi? Almeno quelli della ristrutturazione del Flaminio, affidato alla Figc. E solo a pensare alle vicissitudini dello stadio prende un certo non so che. Infine le accademie che accoglieranno a regime (fra tre anni) mille ragazzi under 16, 300 under 18, 70 under 19 e 35 under 20. Ecco la base della piramide che al vertice avrà una nazionale si spera più competitiva di quella uscita malconcia dal Sei Nazioni al punto da spingere il ct a scrivere a tutti gli azzurri.

P.R.B.

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Il Messaggero