La stagione di Sofia Goggia comincia in passerella. Al Museion di Bolzano la ventiquattrenne sciatrice bergamasca sfila con la nuova tuta che le azzurre sfoggeranno in Coppa del...
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Come ci si presenta al primo gigante dell'anno?
«Tranquilla e consapevole dei propri mezzi, con la certezza di aver fatto tutto nei minimi dettagli. Sia sugli sci, sia fisicamente sono a posto, quindi già in Austria posso far bene».
Come è trascorsa l'estate?
«Meglio rispetto al passato, perché ho lavorato con continuità, da maggio fino a settembre. Ci siamo allenati molto tempo in una nuova località in Cile, pertanto la trasferta sudamericana è stata lunga, intensa e proficua».
Il suo obiettivo stagionale?
«Essere me stessa al cancelletto di partenza. Se lo sarò sempre, i risultati arriveranno da soli».
All'inizio della scorsa stagione era una outsider, ora è una delle atlete da battere.
«Sono consapevole che le attese possano trasformarsi in pretese, ma non penso alle avversarie. Il confronto è contro me stessa».
Da quando è diventata una star come ha gestito le pressioni mediatiche?
«Ho avuto un attimo di smarrimento in primavera, appena finite le gare. In quel momento ho fatto fatica a gestire tutte le richieste, ora invece mi sono organizzata bene e i momenti extra-agonistici non mi pensano, anzi mi caricano».
Come considera la sfera di cristallo?
«Un obiettivo da conquistare settimana dopo settimana. In questo momento penso solo alla coppa del mondo, le Olimpiadi arriveranno più tardi».
Si può alzare la coppa senza avere un team privato?
«Non mi sono mai posta la domanda. Ritengo che si possa vincere anche nella squadra nazionale con tante compagne agguerrite».
Su quale disciplina punterà?
«Farò discesa, superG e gigante come al solito. Non posso predire in quale andrò meglio, perché ogni stagione è a sé stante. Quanto ho combinato nel 2016/17 non conta».
Nemmeno che sulla neve a cinque cerchi ha vinto due volte?
«La pista dei Giochi mi piace, ma le condizioni della neve possono mutare di gara in gara anche in Corea».
Dispiaciuta di non essere stata scelta come portabandiera?
«Assolutamente no. Non mi sono sentita candidata, perché c'erano altri atleti presenti sulla scena da più anni rispetto a me. Penso che Arianna Fontana sia la persona giusta, ma avrebbe potuto esserlo anche Peter Fill».
Intanto la sua Atalanta vince sia in Europa che in campionato.
«È una squadra che incarna perfettamente lo spirito bergamasco in cui mi identifico: testa bassa e lavorare».
Cosa promette ai suoi tifosi?
«Nulla, ma invito tutti a seguirmi. Non vi deluderò». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero