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«Stamattina Schwazer si è allenato come fa per sei giorni a settimana. Certo dovendo lavorare (fa il personal trainer di alcuni atleti amatoriali, ndr) riesce a fare una sola sessione ma Alex è fortissimo» racconta Sandro Donati, che più che l'allenatore potremmo definire il papà sportivo del marciatore nato a Vipiteno nel 1984 e assolto ieri dall'accusa di doping del 2016.
Obiettivo Olimpiadi di Tokyo?
«Avrà 37 anni ma dico una cosa: da avversario non vorrei affrontare Alex. Si sta allenando ancora ed è molto forte nonostante l'età che nel frattempo è avanzata. Sarebbe pronto per marciare ai Giochi di Tokyo ed essere molto competitivo. Io ho continuato a tenerlo a un livello moderato, era una marcia nel buio e senza una prospettiva concreta ma abbiamo tenuto viva la fiammella, grazie anche al suo carattere molto forte e resistente e alla serenità con cui ha affrontato questa ingiustizia».
Che allenamento avete fatto?
«Per oggi (ieri, ndr) era previsto quello che noi chiamiamo potenza aerobica e che consiste in 3 km di riscaldamento poi 5 km ad un ritmo medio, una breve pausa poi 3 km veloci e l'ultimo km a tutta».
Ci racconta cosa vi siete detti appena appresa la notizia?
«Entrambi eravamo molto emozionati.
E invece lei che sensazione ha provato?
«Quella di tornare a respirare l'aria. L'aria che respirano le persone normali. Io e Alex siamo stati a lungo schiacciati. Ci siamo sentiti come quella donna che dopo essere stata stuprata viene stuprata ancora con le occhiate, i mezzi sorrisi, le frasi ambigue. Una sensazione orribile».
Quale sarebbe il giusto risarcimento?
«Alex è irrisarcibile. Ci rendiamo conto dei danni che sono stati fatti a questo ragazzo? Ha perso borse di studio del Coni, della Federazione. E poi i premi che ha dovuto restituire. Penso a Roma nel 2016 dove aveva dominato la 50 km di marcia ai mondiali, stracciando l'australiano Tallent che lo accusò anche. O a tutte quelle medaglie che avrebbe vinto. Impossibile risarcirlo».
Il dispositivo del Tribunale di Bolzano, a pagina 76, punta il dito contro Wada e Iaffa.
«Nessuno può e deve meravigliarsi. Se penso a tutte le false prove o a quello a cui abbiamo dovuto assistere. Faccio solo un esempio: Avevano nominato un perito che era finito sotto accusa per false perizie...».
I prossimi passi?
«Ma i prossimi passi sono un peso che dobbiamo accollarci solo io e Schwazer o lo sport deve aiutarci? Io penso che Alex debba ricevere qualcosa indietro. Lo hanno definito un patrimonio dello sport italiano, bene: lo dimostrino».
Ora c'è una battaglia sportiva da combattere?
«Devono cancellare quella orribile e ingiusta squalifica. Gli hanno scippato Rio 2016. Bisogna agire in fretta».
Chi si sente di ringraziare?
«Al di là di avvocato, giudice e chi ha condotto le indagini voglio dire grazie al presidente del Coni Giovanni Malagò e al segretario generale (Carlo Mornati, ndr). Ci sono sempre stati vicini anche ricevendo delle critiche».
Con quale fiducia tornate nel mondo dello sport?
«Questo è un secondo agguato, dopo quel del 1998, che ho subìto. Il futuro di sicuro non sarà più quello di prima».
E. B.
Il Messaggero