Sarri non sente sua questa Lazio e pressa Lotito sul mercato

Sarri non sente sua questa Lazio e pressa Lotito sul mercato
A San Siro ha gonfiato i palloncini al vetriolo. E ieri mattina, dopo lo scarico mattutino a Formello, Sarri s’è rinchiuso nella sua villa a rivedere la sfida...

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A San Siro ha gonfiato i palloncini al vetriolo. E ieri mattina, dopo lo scarico mattutino a Formello, Sarri s’è rinchiuso nella sua villa a rivedere la sfida all’Inter davanti al suo maxi-schermo. Nemmeno un brindisi per i suoi 63 anni con squadra e staff tecnico: il mister non aveva nulla da festeggiare, non ama il suo compleanno. È un tipo solitario, difficile così entrare nel cuore del gruppo, ma ora è ancora più solo. Attenzione, traducetelo per uno che vive solo di calcio: Maurizio non sente sua questa Lazio, perché non ha gente votata al suo gioco. Prima qualche big sembrava remargli contro, ormai si è accorto che non è invece mancanza d’impegno. È peggio. È inerme di fronte a 8 punti in meno rispetto all’anno scorso e ai 12 gol subiti in più al 21esimo turno. Quando i “vecchi” ragazzi del 3-5-2 d’Inzaghi attaccano, vanno in difficoltà dietro. Viceversa, quando come domenica sera il “nuovo” 4-3-3 resta accorto, manca l’assalto. Non esiste equilibrio. Serve corsa, dinamismo per il Sarrismo. Solo rinforzi dal mercato possono ricostruirlo. A 10 giorni dall’apertura, l’allenatore è uscito allo scoperto: «Mai parlato con la società di obiettivo Champions, ma di un anno di cambiamento. Io preferirei rimanere fuori dalle Coppe per plasmare meglio la squadra il prossimo anno, ma capisco che andare in Europa alla società faccia comodo». Sa bene, insomma, come la pensa Lotito, tornato ieri finalmente da Cortina anche per vederlo: oggi potrebbe consumarsi un faccia a faccia dopo le due parole del tecnico.


 

LA STRATEGIA
Il presidente non s’aspettava che Sarri potesse esplodere in questa maniera. Lo aveva sentito sabato e tranquillizzato sulla sua disponibilità a venirgli incontro anche su Kamenovic, nonostante la conferma di tesseramento del baby serbo fatta proprio ieri all’agente Kezman. Forse sta qui l’ingenuità. Sarri non è Inzaghi e dopo un po’ non lo tieni più a bada con qualche promessa astratta. Sarri è aziendalista sì, ma anche abile stratega. Dice solo quando serve la verità e, vista l’antifona, ha deciso di mettere con le spalle al muro la dirigenza. D’altronde è poco credibile che uno che ha lavorato cosi tanti anni in banca non sappia cosa sia davvero l’indice di liquidità. Sarri ha fatto di proposito quella battuta per mettere Tare di fronte alle sue responsabilità. Poco prima il diesse aveva sbandierato il blocco di mercato, ma lui stesso lo ha creato con Muriqi, Vavro e tanti altri “indesiderati” per oltre 50 milioni a bilancio della società. A Sarri non interessa come li piazzerà, deve risolvere il problema. E Lotito deve farsi sentire, non rischiare che questa finestra di mercato possa rimanere chiusa e poi sia magari Tare ad ammettere le sue colpe e a salutare a giugno, un anno prima della scadenza.
 

FRIZIONI E ACQUISTI 


Quanto Lotito non c’era, Sarri e Tare hanno ballato. La tensione fra i due era nell’aria da giorni a Formello ed è emersa nelle parole del post-gara di Maurizio a San Siro. Il tecnico si è irritato quando il ds ha parlato di «occasioni da cogliere» a gennaio. Non dev’esserci dubbio, Sarri vuole far partire il progetto promesso, a costo che Lotito faccia un’altra immissione di capitale come ad agosto: «A noi non basta il completamento. Abbiamo tanti elementi e qualcuno non è adatto al nostro gioco. Siamo in ritardo, dobbiamo intervenire subito perché non basta una sola finestra di mercato. Nella mia idea serve più di un vice-Immobile e un terzino sinistro». Magari si accontenterebbe – si fa per dire – di Jonathan Burkardt del Mainz e di Nicolò Casale, jolly difensivo del Verona adesso. Più di Parisi, terzino dell’Empoli, visto che ieri gli esami per Acerbi hanno confermato uno stiramento al flessore di secondo grado al flessore: rientro il 6 febbraio, un mese di stop permettendo. 

 

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Il Messaggero