La Germania stecca la prima e viene punita da un bel Messico, sostenuto da decine di migliaia di tifosi che per un giorno hanno trasformato lo stadio Luzhniki di Mosca in una...
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Al 34esimo Hernandez serve un assist millimetrico alla giovane promessa del PSV Hirving Lozano, che rientra sulla destra saltando l'uomo e trafigge Manuel Neuer (per il portierone tedesco un triste rientro dopo il lungo stop per infortunio). Il nuovo idolo dei messicani fa così centro al primo colpo e lo stadio viene letteralmente giù. La Germania, a quel punto, potrebbe avere tutto il tempo per rimettersi in campo con criterio e riprendere il filo spezzato del gioco - soprattutto a centrocampo - e per un attimo è davvero così: il 'chirurgo Toni Kroos, 4 minuti dopo, centra la traversa con una punizione fuori area che gela l'onda verde messicana sugli spalti del Luzhniki. Ma è un fuoco fatuo. È il Messico a impensierire la Germania con le sue continue ripartenze. Un trend che si riconferma nel secondo tempo e al 56esimo si materializza con la vera occasione sprecata per il raddoppio, quando Gallardo non aggancia in area l'ennesimo assist del solito Hernandez.
La Germania a quel punto è visibilmente in confusione e solo la mancanza di concretezza del Messico le evita un risultato ben più severo. I nervi verso il finale di partita si scaldano e in due minuti i tedeschi si trovano due uomini ammoniti - Mats Hummels e Thomas Mueller - portando così i cartellini gialli a due per parte. Il giro di sostituzioni non impatta sugli equilibri - in compenso il veterano Rafael Marquez si conquista ufficialmente la partecipazione alla sua quinta coppa del mondo - e l'ultimo brivido, per i campioni del mondo, lo regala Julian Brandt, che colpisce il palo esterno con una legnata da fuori area. I minuti di recupero si trasformano in un assedio alla porta messicana ma nessuno perde la testa, l'iraniano Alireza Faghani fischia, e buona la prima. Il tempio del calcio russo prestato al Messico a quel punto esplode in un boato liberatorio: è successo davvero. Ora la Germania dovrà pensare a come rimettere insieme i cocci. E in fretta.
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Il Messaggero