A 26 anni fu salvato in extremis da un tentativo di suicidio. Oggi, a 44 anni e dopo aver fatto coming out, si appresta a dirigere la finale del Mondiale di rugby. È la favola di...
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La sua seconda vita è cominciata davvero nel 2007 quando, alla vigilia del suo primo Mondiale, ha rivelato al mondo la sua omosessualità. Gli ostacoli non sono finiti lì. Circa un anno fa, infatti, Owens ha raccontato di avere pensato di chiudere la sua carriera da arbitro dopo essere stato preso di mira da alcuni tifosi con insulti omofobici durante un Inghilterra-Nuova Zelanda giocata proprio a Twickenham.
Alla fine però ha prevalso l'amore per lo sport: «Se non fosse stato per il rugby, i giocatori, gli spettatori e tutta questa comunità non sarei la persona che sono oggi», ha spiegato Owens in un documentario trasmesso di recente dalla Bbc. Arbitrare la finale di un Mondiale per lui è prima di tutto «un onore e un privilegio». «Questa è la mia terza coppa del mondo e penso che sia la migliore», ha ammesso il gallese una volta appreso di essere stato designato. «Voglio ringraziare i miei amici e la famiglia per essermi stati vicini nei momenti più difficili della mia vita - ha aggiunto - Peccato solo che mia madre non possa essere qui in questo momento. È morta sei anni fa, ma sarebbe stata molto orgogliosa di me».
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Il Messaggero