Rugby italiano alle Olimpiadi di Rio de Janeiro ma solo grazie a Maria Beatrice Benvenuti visto che azzurri e azzurre non si sono qualificati per il torneo Seven che vedrà il...
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CERTEZZE E FEDE
Due anni fa, quando presentammo per la prima volta questa ragazza di Trastevere che stava iniziando a mettersi in luce dopo la precocissima gavetta nei campi fangosi di periferia, non ci voleva molto a pronosticare l'assenza di squadre azzurre alle Olimpiadi del 2016: il gap tecnico era evidentemente incolmabile. Serviva invece un po' di fede per scommettere su Maria Bea e sul suo sogno di andare a Rio, ma nel rugby - si sa - serve prima di tutto il coraggio. Così, tutto, passo dopo passo, si è via via avverato grazie a grinta e lucidità impressionanti che Maria Bea unisce a grazia e gentilezza.
E allora ecco la promozione per fischiare in serie A femminile e poi, partendo dal ruolo di più giovane arbitro internazionale di sempre nel mondo, le Universiadi, le finali di campionato, le World Series, i Mondiali in Francia. E possiamo scommettere che lei, maturità al liceo classico e studentessa a scienze delle sport, arbitrerà anche i maschi nella serie A italiana (quella chiamata Eccellenza).
DAL FISCHIETTO ALLA TV
Senza mai montarsi la testa, sempre senza perdere la bussola nonostante anche nel rispettoso ambiente rugby scappi di tanto in tanto qualche epiteto non leggero, dai primi test da ragazzina alla Capitolina di via Flaminia ai match internazionali, la Benvenuti è arrivata, pur senza mai averlo giocato come i suoi fratelli, sulla vetta del rugby. Un cammino notato anche da DMax che da due anni "copre" il Torneo delle Sei Nazioni e che l'ha voluta nel team di commentatori proprio per le sue capacità di rendere facile la comprensione delle regole e delle situazioni del rugby che sempre facili non sono. Dote dimostrata da Maria Bea anche nell'aiutare i lettori del Messaggero a raccapezzarsi tra "tenuti" e "offside" nell'inserto speciale per il Torneo 2015. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero