Marca male, inutile nasconderlo. I risultati arrivano sempre più al contagocce, club e franchigie italiane rimediano batoste sempre più dure in ambito internazionale...
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TIFOSI
Tra i 63.000 dell'Olimpico potrebbe esserci anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E' Giovanni Malagò ad anticiparlo, informando che il Capo dello Stato, desideroso di avvicinarsi allo sport italiano, potrebbe assistere alla sfida con i tuttineri oppure a un match del prossimo Sei Nazioni. A proposito di tifosi, tra Malagò e il rugby è da tempo amore e il presidente del Coni non lo nasconde certo. «Noi vi saremo sempre vicini», assicura, rivolgendosi in inglese al nuovo ct azzurro, l'irlandese Conor O'Shea. «Il lavoro congiunto di Fir e Coni negli ultimi anni ha prodotto risultati eccellenti. E Fir e Coni sono stati bravi anche a trovare in tempi rapidi un'alternativa a Milano (originariamente, il test match con gli All Blacks era stato previsto a San Siro; ndr)».
«Per quanto mi riguarda, io nutro una sorta di venerazione per gli All Blacks, atleti straordinari di cui parlo sempre con il mio omologo al comitato olimpico neozelandese. Non solo, ricordo ancora una cena che organizzammo per loro nel mio Circolo. Cucinammo per 50, mangiarono per 150».
ITALIA
In campo, intanto, si prevede guerra di trincea. «Affronteremo la prima e la quarta del ranking mondiale più Tonga che assieme a Samoa insinua il nostro tredicesimo gradino. Noi non saremo tra le prime nazionali al mondo, ma siamo una squadra fortemente rinnovata che in futuro ci potrà dare tante soddisfazioni».
Stesso pensiero per O'Shea, che inizia a masticare le sue prime parole in italiano. «Devo dire che è davvero difficile apprendere la vostra lingua. Anche mio figlio piccolo lo sta facendo e per me è bellissimo sentirlo esprimersi in italiano». Quanto al rugby, «sono entusiasta all'idea di iniziare questo trittico. Ho la fortuna di lavorare con ragazzi fantastici e anche con alcuni elementi esordienti (il pilone destro Simone Ferrari, l’ala Andrea Buondonno, il mediano di mischia Giorgio Bronzini, ndr). Noi cercheremo di vendere cara la pelle».
Benedice il nuovo corso il capitano Sergio Parisse, che nel 2002, a nemmeno 19 anni, esordì proprio contro la Nuova Zelanda, a Hamilton: «Sono contento del lavoro che stiamo svolgendo con il nuovo staff. Non solo, sono sempre più sicuro che stiamo imboccando la strada giusta. Non so dire dove possiamo arrivare, senz'altro non vedrete la stessa squadra degli ultimi tempi». Si riuscissero a evitare tutte le figuracce recenti saremmo a buon punto... Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero