Rugby, Sud Africa campione del mondo, stesa l'Inghilterra. Il capitano nero Kolisi raccoglie l'eredità del boero Pienaar

Rugby, Sud Africa campione del mondo, stesa l'Inghilterra. Il capitano nero Kolisi raccoglie l'eredità del boero Pienaar
«Dite che abbiamo vinto perché avevamo meno pressione dell'Inghilterra?», dice Rassie Erasmus, il ct che a Yokohama ha guidato il Sudafrica al trionfo a...

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«Dite che abbiamo vinto perché avevamo meno pressione dell'Inghilterra?», dice Rassie Erasmus, il ct che a Yokohama ha guidato il Sudafrica al trionfo a sorpresa nella Coppa del Mondo in Giappone. «Già - riprende il tecnico boero che ha affidato per la prima volta la nazionale a un capitano nero - in queste settimane con i giocatori ne abbiamo parlato spesso e abbiamo convenuto che nel nostro bellissimo Paese la pressione è non avere un lavoro, piangere un parente ucciso per una rapina, fare i conti con le dure difficoltà quotidiane di tanti milioni di persone. Ecco, queste sono le pressioni per noi, mentre il rugby, anche ai mondiali, non deve mai essere un fardello, ma l'enorme privilegio di dare speranze, di mettere tutti insieme in campo, davanti alla tv e nella vita».

MUSCOLI E AGGRESSIVITÀ
Ecco, oltre che nei muscoli e nella feroce aggressività, sono in queste parole le ragioni del monumentale successo degli Springboks che hanno raso al suolo la fortezza degli arcifavoriti inglesi 32-12: prima il bombardamento dei pali con Pollard (6 piazzati contro i 4 di Farrell) poi due capolavori di mete con Mapimpi e Kolbe, neri come il capitano Siya Kolisi che sa bene di che cosa parla il ct, lo stesso tecnico che ne vide luccicare il talento già a 16 anni e lo strappò dal ghetto di Port Elizabeth. «Avere il sostegno - dice il gigante xhosa, come Mandela - di tutti i 57 milioni di sudafricani di ogni razza, di ogni etnia, è stato determinante: questa squadra è così, multirazziale, è la nostra forza. Avevo solo 4 anni quando Madiba diede la Coppa al capitano Pienaar ma poi con i compagni ci siamo impegnati per ripetere quel giorno».
LA RIVOLUZIONE
E c'è riuscito, Kolisi, avverando la visione di Mandela che iniziò a unire il paese in nome del rugby: ieri è stato il presidente Cyril Ramaphosa, il delfino del premio Nobel per la Pace, a consegnare il trofeo al condottiero. In 24 anni, il tempo di una generazione, l'intero Sudafrica si specchia in questi assi, in una nazionale non più idolatrata solo dalla minoranza bianca. Una nazione arcobaleno in cui nascono e giocano insieme colossi come Etzebeth, folletti geniali come De Klerk, boeri, ma anche piloni come Mtawarira e ali appunto come Kolbe e Mapimpi, ieri letali e persino eleganti nell' abbattere anche le ultime ridotte dell'Inghilterra che si sentiva già la corona in testa dopo aver ridicolizzato una settimana fa gli Dei All Blacks. Illusi i giocatori, illuso il loro stratega nippo-australiano Eddie Jones, vincitore di battaglie, ma non ancora di guerre.
La potenza dei sudafricani, spietati in ogni passaggio, capaci di negare ogni avanzamento alle corazzate inglesi come Itoje e Underhill, ha azzerato ogni piano di Jones. Un meraviglioso ritorno all'Abc primordiale del rugby nato per conquistare con la forza disciplinata un pallone ovale e poi semmai dargli aria. La mischia Boks ha spazzato via quella rivale, pure stellare, e ha finito per togliere ossigeno e speranze agli inglesi, frastornati anche dal dovere di riportare a Londra quella coppa che in 9 mondiali è stata vinta una volta sola. Una delusione che ha reso alcuni di loro pure indisponenti al punto da - orrore - snobbare la medaglia d'argento ricevuta nel dopopartita: Itoje e lo stesso Jones l'hanno nascosta in tasca scatenando una pioggia di giuste critiche.
Intanto i sudafricani salgono a 3 Coppe, come gli All Blacks, pur avendo partecipato solo a 7 edizioni per l'esilio durante l'abominio dell'apartheid. Ma il rugby è di nuovo cosa loro, mobilitando le forze di 57 milioni di abitanti e non solo di poco meno di 4 milioni di boeri e anglosassoni come fino a una generazione fa. Si attendeva l'avvio di un predominio inglese, invece bisognerà guardare verso Città del Capo.
Paolo Ricci Bitti

Inghilterra-Sudafrica: 12-32 (p.t. 6-12) Marcatori. Inghilterra: 4 c.p. 21' 34' 50' 59' Farrell. Sudafrica: 2 m. 67' Mapimpi 74' Kolbe;  6 c.p 8' 25' 38' 42' 45', 2 tr.  Pollard
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Il Messaggero