Non resta che obbedire: primo, perché l'ordine arriva direttamente dal capitano, che nel rugby vale almeno un generale. Secondo, perché lo stesso capitano in...
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Così, dopo Francia-Italia, dopo la quasi impresa allo Stade de France (sconfitta di un amen 23-21), e in attesa di sfidare gli inglesi domenica all'Olimpico, c'è stato un gran lavoro per i barbieri Gori, Zanni, e Giazzon e lo stesso capitano Parisse. Andavano infatti rapati a zero tutti gli esordienti azzurri che questa volta sono stati tantissimi: ben sei.
L'abbondanza di clienti ha fatto sì che ci potesse sbizzarrire nei "tagli" rispetto al solito stile da testa di cuoio: scelte stilistiche tutte comunque terribili da vedere: Lovotti, Gega, Zanusso (il più dotato del gruppo, con una foltissima cascata di riccioli che pure, data la stazza da pilone, non l'hanno mai fatto assomigliare a un cherubino), e ancora accenni di creste e chieriche francescane per Bellini, Odiete e anche per Van Schalckwyk, lui che non è un ragazzino come gli altri. Il coriaceo farmer e terza linea sudafricano equiparato ha 29 e non dov'essergli piaciuto troppo sottoporsi alla matricola che nel capitanato di Parisse ha preso stabilmente il posto di altre torture inenarrabili fuori dagli spogliatoi.
Ad ogni modo i sei novizi una volta rapati hanno acquistato almeno maggiore una somiglianza con lo stesso capitano Parisse che da tempo, a ogni partita, dimostra con naturalezza e senza alcuna "matricola" la totale infondatezza dell'epica di Sansone, nonostante il tema sia di forte contrasto con l'irsuto amico Castrogiovanni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero