Rugby, ancora frasi omofobe: la star australiana Israel Folau verso il licenziamento. E i colleghi lo attaccano

Israel Folau e Joe Marler
Integralista cristiano e omofobo, la star australiana del rugby Israel Folau rischia fortemente di essere "tagliato" dalla selezione dei Warathas e dalla nazionale per...

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Integralista cristiano e omofobo, la star australiana del rugby Israel Folau rischia fortemente di essere "tagliato" dalla selezione dei Warathas e dalla nazionale per l'ennesimo proclama oscurantista diffuso sui social:  "Ubriaconi, omosessuali, adulteri, bugiardi, fornicatori, ladri, atei, idolatri: l'inferno vi sta aspettando. Pentitevi! Soltanto Gesù può salvarvi".

Ovvero una citazione dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi roteata come una clava dal gigante di origini tongane per attaccare la Tasmania, uno dei sei Stati dell'Australia, che ha deciso di rendere facoltativa l'indicazione del genere sui certificati di nascita. 


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Non è la prima volta che l'asso australiano di origini tongane si lascia andare a queste intemerate e adesso non dovrebbe cavarsela con l'indignazione del mondo ovale capace di unire e di includere, alla luce del sole, ogni persona. Come hanno fatto notare a Folau altre star del rugby, dall'inglese Joe Marler, che ha postato il bacio fra due ragazzi unendo i saluti al gigante aussie, al gallese Gareth Thomas diventato ancora più noto, dopo una fantastica carriera in campo, per il suo outing. Per non dire dell'ugualmente gallese e gay Nigel Owens, l'arbitro più famoso al mondo che sull'inclusione e la lotta ai pregiudizi conduce trasmissioni alla radio e alla tv.



Il tweet di Marler indirizzato a Folau


Joe Marler 


Israel Folau


Intanto l'Unione australiana sta verificando se rompere il contratto che di recente ha firmato fino al 2022 il miglior marcatore di mete da sempre nel Superugby, il campionato delle selezioni dell'emisfero sud.  "Israel ha diritto alle sue convinzioni religiose - è scritto in una nota della federugby - ma il modo in cui ha espresso queste convinzioni è incoerente con i valori dello sport. Vogliamo chiarire che non parla per il rugby con i suoi recenti post sui social. Come codice abbiamo chiarito a Israel formalmente e ripetutamente che qualsiasi post sui social media o commenti che siano in qualche modo irrispettosi verso le persone a causa della loro sessualità si tradurranno in azioni disciplinari. In assenza di fattori attenuanti convincenti è nostra intenzione di rescindere il suo contratto". E tanti saluti, in questo caso, alla Coppa del Mondo in settembre in Giappone, dopo 73 presenze in nazionale Wallaby e una serie di mete da antologia anche nella Rugby League, la versione a 13 da sempre professionista che fa impazzire gli australiani.

E' che proprio questo gigante di un metro e 93 per 103 chili, agile come una gazzella, veloce come un ghepardo, non riesce a imparare dalle lezioni precedenti. Già più volte in passato a Folau era stato chiesto di rispettare le opinioni delle altre persone e di non approfittare della sua notorietà per sostenere tesi omofobe e anche contro gli atei e gli adulteri.


Per di più Alan Joyce, ad della linea aerea Qantas sponsor dei Wallabies, sia dichiaratamente gay. «Frasi molto deludenti», è stato il suo commento. Si è invece schierato a favore di Folau Billy Vunipola, fra gli assi della mischia dell'Inghilterra, anche lui di origini tongane. «Dobbiamo vivere le nostre vite - è stato il suo post a commento di quello del collega - nel modo più simile a ciò che intende Dio. L'uomo è stato fatto per procreare con la donna, non è questo l'obiettivo?». Così ora, a sua volta, anche Vunipola è nella bufera, sia con la federazione inglese sia con il suo club, i London Saracens, che ha già fatto sapere di voler prendere provvedimenti.​ Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero