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In Nazionale per respirare aria nuova, svuotare la mente e tornare rigenerato. Nicolò Zaniolo sta vivendo la convocazione con l’Italia come un momento di riflessione, un modo per staccare dalla routine romana e “mourinhana”, per ritrovare la serenità. Non sono stati mesi facili quelli con la Roma, un gol in campionato e uno in Europa League sono davvero pochi per sperare di essere al centro del progetto. E infatti Nicolò è come se si fosse arreso all’evidenza, non scalpita più per avere un rinnovo a stretto giro e attende tempi migliori. Certamente dà il massimo in campo, ma è anche consapevole che l’andamento della squadra non può dipendere esclusivamente da lui. Non si fa più carico del peso del reparto offensivo, ascolta Mourinho e fa quello che gli chiede. Insomma, cerca di arrivare a fine stagione nel miglior modo possibile in attesa che qualcosa nella sua vita cambi.
Addio o rinnovo: la decisione
Già la scorsa estate era pronto a dire addio, la prossima sarà quasi certo. A un anno dalla scadenza del contratto, Pinto non potrà chiedere più 50 milioni per la cessione. Le strade, dunque, saranno due: o Zaniolo si legherà alla Roma per i prossimi anni con un contratto da top player (4 milioni a stagione più bonus), o sarà ceduto al miglior offerente e la plusvalenza investita su un altro giocatore. Insomma, il futuro di Nicolò si giocherà tutto nell’estate 2023. Il suo ritorno in Nazionale con la benedizione di Mancini è certamente un segnale da interpretare. Il giocatore alla vigilia della convocazione ha pubblicato un messaggio strizzando l’occhio agli azzurri, anche se la Roma avrebbe preferito che restasse a Trigoria perché infortunato. Nicolò, invece, ha capito che forse è meglio guardare al di là del grande raccordo anulare e respirare aria nuova, vedere come gira il mondo al di fuori dei quattro campi del Fulvio Bernardini e approcciarsi a un tecnico profondamente diverso da quello con cui lavora da un anno e mezzo. Zaniolo vuole uscire dalla sua comfort zone, calcare altri palcoscenici, migliorare atleticamente e tatticamente. E per riuscirci sta maturando l’idea che gli possa servire un altro tipo di progetto differente da quello di Mourinho e della Roma dei Friedkin.
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Il Messaggero