Le parole di De Rossi lo invitano all’esame di coscienza e, magari, a prendere decisioni forti. Ci ha pensato, certo che ci ha pensato, Francesco. Perché il suo...
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DA GRANDE
Poi pensi: ma perché dovrebbe darla vinta a chi non vede l’ora di liberarsi di lui? Ciò che dispiace a Totti - tra le altre - è il non aver potuto fare nulla per il suo amico De Rossi, defenestrato perché «non c’erano le condizioni tecniche». Ma è anche vero che lì, adesso, Totti, ha poco senso e dovrà decidere cosa fare da grande. Accettare o scappare, piegarsi per amore della Roma o l’abbandono, ma sempre per amore della Roma, oltre che di se stesso, del suo amor proprio, del rispetto per quel che è stato e per quel che significa per tanta gente. Totti non può essere usato come uomo sulla poltrona, come quello da esibire per qualche selfie, per qualche autografo o come testimonial di un torneo o di una qualsiasi manifestazione, o per denunciare i problemi con gli arbitri (con l’Inter, ad esempio) o per paventare l’arrivo di un grande allenatore (Conte), quando poi «le condizioni» non c’erano e, stando a quanto racconta De Rossi stesso, ce ne sono meno di quanto si pensasse. Due anni fa si diceva che Totti avesse bisogno della Roma, e che la Roma avesse bisogno di Totti. A distanza di tempo, rigiriamo la questione: ma siamo sicuri che questa Roma sia compatibile con Totti, o viceversa? Il dubbio c’è. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero