Il suo addio al calcio è andato sugli schermi di mezzo mondo e ha commosso una città intera. Francesco Totti a distanza di nove mesi da quel 28 maggio sta ancora...
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«COSTEREI 200 MILIONI»
Francesco ha vissuto un calcio di altri tempi, fatto certamente di sacrifici, ma anche di fedeltà verso la maglia che lo ha reso grande: «Non penso che esista un altro Totti e che nel caso possa rimanere a lungo nella Roma. Oggi conta il business. È difficile che un giovane della Roma crescendo rimanga e possa fare le stesse cose che abbiamo fatto io o Daniele De Rossi. Perciò la situazione è diversa ed è impossibile che quello che è successo con noi si ripeta. Prima si pensava ai giovani promettenti del nostro Paese più che a scoprire un giovane brasiliano, argentino, sudamericano, o di qualsiasi altro Paese nel mondo».
Nella sua nuova veste da dirigente Totti è a contatto con la squadra, fa da tramite tra spogliatoio e dirigenza, ma (al momento) non si interessa del mercato: «Se dipendesse da me spenderei qualsiasi cifra al mondo per comprare i giocatori più forti, anche perché per vincere servono giocatori forti. Questo l’ho sempre detto e lo dirò sempre. Però poi non sono io a gestire i soldi, è il presidente che decide. Il presidente metterà un budget e in base a quel budget dovrà essere bravo a costruire una squadra. In questo mercato pazzo? Io costerei 200 milioni».
L'AMORE PER LA ROMA
In carriera ha vinto decine di riconoscimenti, uno Scudetto e un Mondiale, ma il “Pallone d’Oro” non è mai arrivato: «È una delle cose che mi è mancata personalmente. Giocando con la Roma sapevo di avere meno possibilità rispetto ad altri giocatori che giocavano con Real Madrid, Juventus, Milan… Loro avevano più visibilità in campo internazionale, anche perché il Pallone d’Oro si vince conquistando la Champions o il Mondiale, oppure qualche altro trofeo importante. Io con la Roma ho vinto Scudetto, Supercoppa Italiana e Coppa Italia, perciò non ero in grado di poter combattere con altri giocatori».
Chiusura su una dichiarazione d'amore per la Roma: «L’offerta più concreta per lasciarla è stata quella del Real Madrid, nel 2003/04. Ho fatto una scelta ben precisa: precludermi la possibilità di vincere tanto per rimanere con un’unica maglia, che per me è stata la cosa più importante. E alla fine ho avuto tutto: amore e passione per me sono stati più importanti che vincere trofei altrove. Per la Roma ho dato il 101%, perché ho messo la Roma davanti a tutto, davanti a me, alle cose personali, alla vita privata. La Roma è stata tutto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero