Roma, la caduta si fa in quattro: i motivi del black out annunciato

La frenata della Roma, in meno 7 giorni, fa discutere. Dentro e fuori Trigoria. Dalla prova di forza a San Siro contro l’Inter al doppio flop all’Olimpico contro la...

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La frenata della Roma, in meno 7 giorni, fa discutere. Dentro e fuori Trigoria. Dalla prova di forza a San Siro contro l’Inter al doppio flop all’Olimpico contro la Lazio e il Napoli. L’allenatore e i giocatori sono gli stessi (cambiano solo gli avversari). I protagonisti di Milano, insomma, non possono essere tornati nella Capitale a fare le comparse. I 2 ko di fila nella fase cruciale della stagione sono però da prendere di petto. Analizzando i motivi della flessione che, da mercoledì a sabato, hanno tolto qualche certezza al gruppo.

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Bisogna sbrigarsi: nessuno aspetta i giallorossi. Che sanno bene che cosa li attende. Perché il 2° posto, obiettivo principale del club per il bilancio più che per il prestigio, è in bilico e di conseguenza da difendere: con la Juve ormai lontana (+8), bisogna fare attenzione al Napoli che si è riavvicinato (-2); perchè giovedì sera in Francia, nell’andata degli ottavi di Europa League contro il Lione, bisogna tenersi stretta la competizione in cui la situazione non è compromessa; e perché, anche se partendo con lo svantaggio (2 a 0) della prima semifinale, tra 1 mese c’è la possibilità di tentare il ribaltone nel derby per andare in finale di Coppa Italia. Spalletti, lucido e sincero a gennaio quando mise in preventivo il black out durante il tour de force, è chiamato a prendere in mano la situazione, affrontando le cause che hanno reso vulnerabile la squadra nelle ultime 2 gare.

FRAGILITA’ FISICA
La Roma è stanca: lo ha sussurrato il ds Massara e lo ha detto chiaramente Perotti. Non è d’accordo, invece, l’allenatore che ha subito evidenziato la reazione dei giocatori nel finale della gara contro il Napoli. Nessuno, comunque, mette in discussione la preparazione. Il discorso è più ampio: i titolari pagano gli straordinari fatti in coincidenza degli impegni ravvicinati. I migliori non riposano mai (o quasi). E non recuperano, avendo pochi giorni a disposizione da un match all’altro, da piccoli contrattempi. Che in campo, la gara successiva, si sentono. E si vedono. E’ questo il problema che Spalletti, in tempi brevi, faticherà a risolvere. E lo sa bene.

SENZA SCELTA
Non c’è però da stupirsi se la Roma oggi è fisicamente in difficoltà. La sessione invernale del mercato, e in parte quella estiva, non ha migliorato la rosa che, incompleta nei ruoli principali, sta sfiorendo nel momento più delicato della stagione. L’allenatore non è stato ascoltato. E questo pesa sulla sua decisione se rimanere o meno. I titolari affidabili, guardando chi viene utilizzato con più frequenza, sono al massimo 15. Non sono invece ricambi, sempre contando minuti e presenze, Vermaelen, Mario Rui, Grenier, Totti, Gerson. A loro vanno aggiunti i portieri Alisson (usato fin qui nelle coppe) e Lobont e il convalescente Florenzi. Tirando le somme, mancano 3 interpreti di scorta: il centrale di difesa, la mezzala e la prima punta. Almeno 2 titolari (a volte 3), al via, avrebbero dovuto essere riserve: Fazio di Vermalen, Emerson di Mario Rui (e Juan Jesus di Ruediger o Manolas). E il turnover non ha fatto altro che confermare la precarietà. Basta pensare alle partite contro il Cesena, il Villarreal (al ritorno) e il Napoli: smarrita l’identità.

ASSETTO SCONTATO
Così, con la rosa allestita in maniera grossolana, Spalletti ha dovuto ridisegnare la Roma. Il 3-4-2-1, per sua ammissione, è stata la virata che ha garantito sia la solidità che l’equilibrio. E l’efficacia (85 gol). Solo con questo sistema di gioco, senza terzini di ruolo, è riuscito a far giocare contemporaneamente Peres ed Emerson e a schierare da centrale Fazio che nella linea a 4 non si trova altrettanto bene. Appena, per convinzione o necessità, è stato costretto a intervenire sul modulo, la Roma è caduta: con il ritorno al 4-2-3-1 contro la Juve e il Napoli, le 2 sconfitte negli scontri diretti. Guai poi ricorrere alla pennellata d’autore che ha sempre sporcato la prestazione: De Rossi centrale contro il Porto, Peres e Ruediger in altalena sulle fasce a Bergamo, Gerson ala allo Stadium, Vermaelen improvvisamente titolare a Marassi e la difesa con 4 centrali e l’esclusione di Salah sabato. Meglio andare sul semplice. E sul sicuro.

STEP ANCORA SCONOSCIUTO

La Roma ha vinto qualche big match. Con chiare lezioni tattiche di Spalletti ai colleghi italiani e stranieri. Al San Paolo contro il Napoli, al Madrigal contro il Villarreal e a San Siro contro l’Inter. Spesso, però, ne ha sbagliata qualcuna in cui avrebbe dovuto prendersi i 3 punti senza se e senza ma. Non solo contro il Porto, nel ritorno dei play off. Anche nelle trasferte, finite con 2 pareggi, di Cagliari ed Empoli. E avrebbe dovuto gestire meglio gli ultimi match contro la Lazio e il Napoli. Questione di mentalità, maturità e personalità. In campo e in panchina. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero