«Che sarà, sarà» canta lo stadio Olimpico. Trenta milioni evaporati in 40 minuti

(foto PRIMOPIANO)
Trenta milioni, spicciolo in più, spicciolo in meno: evaporati in meno di quaranta minuti, quando la Roma è riuscita a chiudere il primo tempo in dieci e con un uomo...

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Trenta milioni, spicciolo in più, spicciolo in meno: evaporati in meno di quaranta minuti, quando la Roma è riuscita a chiudere il primo tempo in dieci e con un uomo in meno, non uno qualunque, il suo capitano Daniele De Rossi. Che sarà, sarà, canta lo stadio Olimpico, eccezionalmente semi riempito per passione, perché qualcuno ci ha creduto, perché quella che doveva essere un'impresa, alla fine doveva essere una passeggiata di salute. Che sarà, sarà, cantava lo stadio Olimpico. Un coro commovente perché suona sullo zero a tre e con la squadra addirittura in nove.


Commuove perché ricorda momenti brutti vissuti con orgoglio verso la metà degli anni '80 (20 marzo1985, Roma 1-Bayern 2, terzo turno di Coppa delle Coppe). Quella era una Roma che fu grande negli anni precedenti e pian piano stava tornando piccina; questa sogna di essere grande ma in queste occasioni dimostra di essere ancora troppo piccola. Piccola nel gruppo e nei comportamenti dei singoli, ancor più che nei risultati. La Roma è ancora troppo schiacciata dalle pressioni, da questa voglia di voler spaccare il mondo per grazia divina. Se non si reggono le pressioni vuol dire che si è piccoli. Ed ecco, appunto, che sarà sarà. 
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Il Messaggero