La Roma cambia le proprie dinamiche interne. Il fallimento della scorsa stagione ha indotto il presidente Pallotta non solo a rivoluzionare il settore tecnico, ma anche a rivedere...
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DISASTRO MONCHI
All’ex ds Monchi era stata concessa troppa autonomia, senza che la società operasse un controllo serrato sugli acquisti. Sarebbe stato lui (con l’area tecnica), inoltre, a prendere la decisione di non trattenere De Rossi. Calciatori come Nzonzi e Pastore, dopo la stagione fallimentare, erano impossibili da piazzare sul mercato. Petrachi, dunque, è dovuto ricorrere a operazioni in uscita in prestito che permettessero al club di alleggerire i costi fissi (ora a 245 milioni). Attualmente la Roma può contare su un 25% di costi variabili che in caso di mancata Champions anche nel prossimo anno possono essere facilmente cancellati. L’unico modo per cambiare la situazione è che il club disponga di uno stadio di proprietà (a Trigoria si aspettano che la convenzione urbanistica arrivi nelle prossime settimane, il vicepresidente Baldissoni ha valutato l’area di Fiumicino), così da aumentare i ricavi dando alla squadra un futuro europeo ad alti livelli.Pallotta ha dato una nuova struttura alla Roma (torna Manolo Zubiria come global sport officer) in cui c’è una catena decisionale ben definita: il ds valuta una serie di profili in base alle indicazioni del tecnico, l’ad Guido Fienga gli dà una coerenza economica e il presidente certifica il tutto. Il compito di Baldini? Ricoprire l’ultima parte della catena, dopo aver riportato tutto a Pallotta. Da Boston c’è da sempre attenzione agli infortuni, poco tempo fa Ricardo Gallego del Real ha stilato un’accurata relazione sui campi di Trigoria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero