Roma, la notte dei grandi saluti: vanno via De Rossi, Dzeko, Kolarov e Ranieri

Roma, la notte dei grandi saluti: vanno via De Rossi, Dzeko, Kolarov e Ranieri
Non è ancora tempo di saldi, pericolosissimi nel calcio per i paletti imposti dal Financial Fair Play. Di sicuro è quello degli addii. E la notte di Roma-Parma,...

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Non è ancora tempo di saldi, pericolosissimi nel calcio per i paletti imposti dal Financial Fair Play. Di sicuro è quello degli addii. E la notte di Roma-Parma, 48° match stagionale dei giallorossi, diventa l’appuntamento per salutare all’Olimpico chi andrà via. L’abbraccio della tifoseria a De Rossi che si sfilerà per sempre la maglia del cuore ha, dunque, la priorità sul risultato che probabilmente non andrà a incidere sulla classifica. Esce di scena, accompagnato dalla contestazione che sta portando Pallotta in giro per il pianeta, il capitano, solo 2 anni dopo Totti che gli lasciò in eredità la fascia. Da Francesco a Daniele, è già finita. Da non crederci, ma la proprietà Usa è fatta così. Prendere o lasciare. E la gente, in questo senso, l’ha già scaricata.


CICLO AZZERATO
Anche De Rossi, insomma, scende dalla giostra, ultimo di centinaia e più giocatori che, dal 2011, hanno fatto parte della gestione americana. Campioni e comparse: a Trigoria sono passati calciatori per tutti i gusti. La Roma a stelle&strisce è stata la Regina del ribaltone. In ufficio e in campo. È cambiato addirittura il presidente: Pallotta al posto di Di Benedetto. E già siamo al 2° vice con Baldissoni appena promosso dopo l’esperienza ormai lontana di Tacopina e al 3° Ceo con Fienga incoronato dopo Pannes e Zanzi. Fenucci e Gandini hanno avuto il ruolo, ora vacante (o meglio, assorbito da Fienga), di amministratore delegato e Sabatini, Monchi e Massara di diesse, ai quali si accoderà Petrachi. Baldini e Baldissoni hanno occupato quello di direttore generale, altra carica scoperta (gli unici, con mansioni diverse, negli 8 anni fedeli e quindi dal giorno dello sbarco americano a Trigoria). Calvo è invece l’ultimo di 5 direttori commerciali dopo Winterling, Barrow, Colette e Danovaro (e ieri nel Cda, sostituito il consigliere Gold con Martin). Soprattutto sono 7 gli allenatori (e saranno presto 8 in 9 stagioni): Luis Enrique, Zeman, Andreazzoli, Garcia, Spalletti, Di Francesco e Ranieri che saluterà domenica sera con il suo capitano. E con altri big della rosa: Kolarov e Dzeko di sicuro, ma probabilmente pure Manolas, avendo la clausola da 36 milioni che richiama club di primo piano. E chissà se il pubblico dell’Olimpico rivedrà in giallorosso Olsen, Santon, Marcano, Nzonzi, Pastore, Under, Schick, El Shaarawy e Perotti. Dovrebbero sventolare nella prossima stagione le bandiere del futuro e oggi di scorta: Florenzi, con la fascia al braccio, e Pellegrini, con la clausola da 30 milioni che non dà alcuna garanzia.

DISCORSO COL SILENZIATORE

«Entro sempre in campo dopo l’inno, altrimenti mi emoziono troppo. Voglio restare freddo e lucido fino in fondo. Dato che è l’ultima ci tengo a ringraziare il presidente: mi ha dato l’opportunità di guidare ancora una volta la squadra del mio cuore». Ranieri, sul sito della Roma, fa il tenero nei confronti della proprietà Usa, dopo essere stato picconatore negli ultimi 10 giorni. Meglio non esagerare: non tira certo aria di festa per l’Evento del 26 maggio. Ma, pure se addolcita, la sentenza è la stessa: la prossima non sarà un’annata da vertice. «Bisogna vedere come cambierà la squadra e capire che allenatore verrà. Io non voglio caricare di responsabilità il mio successore e di aspettative la tifoseria. Sarebbe troppo facile, visto che negli ultimi anni la squadra è sempre andata in Champions. E allora diciamo che dovrà entrare in Europa League, voliamo più in basso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero