Pallotta, la verità (ancora) non detta

Pallotta, la verità (ancora) non detta
James Pallotta non parla, ma sa come distribuire urbi et orbi le sue idee. Il presidente della Roma segue da lontano l’evolversi della situazione dopo il «no»...

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James Pallotta non parla, ma sa come distribuire urbi et orbi le sue idee. Il presidente della Roma segue da lontano l’evolversi della situazione dopo il «no» rifilato a Daniele De Rossi alla richiesta di un altro anno di contratto e, se pur amareggiato per le incessanti proteste dei tifosi, non ha nessuna intenzione di rivedere la sua posizione: «Se vogliono gettare m… su di me bene, ma io non torno indietro». Da oltreoceano emerge una nuova verità su quanto accaduto con il centrocampista, molto lontana da quella diffusa negli audio Whatsapp in cui Daniele raccontava la sua versione dei fatti: Pallotta avrebbe offerto a De Rossi un contratto da dirigente a vita nella Roma, che ha rifiutato perché intenzionato a giocare un altro anno e non interessato a una carriera come quella di Francesco Totti. Nell’ottica di avere due giocatori per ruolo, il presidente si è reso conto che rinnovando il contratto a De Rossi avrebbe avuto il posto solo per un altro centrocampista difensivo titolare. Ma cosa succederebbe se il nuovo acquisto si infortunasse alla seconda partita di campionato e Daniele avesse firmato per un altro anno? Si è domandato Pallotta. La risposta è chiara: De Rossi si sarebbe dovuto caricare sulle sue spalle tutte le responsabilità del reparto. Cosa che avrebbe messo nei guai la Roma, soprattutto dopo aver analizzato i numeri della stagione appena trascorsa: 1511 minuti giocati, 22 presenze su 47 partite disputate, 90 giorni di stop per una grave lesione alla cartilagine del ginocchio, a cui bisogna aggiungerne altri 20 per problemi muscolari.

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Una decisione netta presa su suggerimento di Baldini e sicuramente applicata con modi discutibili, ma che nell’ottica di una più attenta gestione aziendale dovrebbe permettere alla Roma di avere un futuro senza incognite. Almeno così sperano ai piani alti di Trigoria. Al Mapei il vicepresidente Baldissoni ha avuto modo parlare a lungo con De Rossi, un discorso che non sottintende una virata sulle decisioni del club o un ripensamento di Daniele. Rompere con lui ha significato per Pallotta aprire un nuovo ciclo, cominciato con la «pulizia» del club partita dal licenziamento di Di Francesco, Monchi, alcuni scout, il medico sociale, il responsabile dei fisioterapisti e che continuerà nelle prossime settimane. Presto arriverà un nuovo allenatore (no tecnici manager come Allegri), un nuovo direttore sportivo, nuovo staff di preparatori atletici, nuovi medici e nuovi giocatori meno blasonati ma più affamati. Il tutto darà vita a un ridimensionamento che trasformerà la Roma in una squadra più operaia rispetto alla precedente. A Boston sono certi che questa «pulizia totale» darà spazio a nuovi professionisti che «non si prendano cura in primis di sé stessi». Molti addetti ai lavori nel mondo del calcio avrebbero contattato Pallotta complimentandosi per la decisione presa sul caso De Rossi. Di sicuro non De Laurentiis: «Lo trovo uno sbaglio di tempi pazzesco. Non è che hanno già venduto la Roma e nell’impegno di vendita c’è anche un cleaning dal passato?». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero