Gente romana. H501 a palla. Figli della Capitale, cresciuti a pane e Roma. Cuore mezzo giallo e mezzo rosso. Come da tradizione. Come da Storia. Un vanto per i tifosi, prima che...
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Un passaggio di consegne, sotto il segno della continuità. Non un'immagine inedita, perciò. Se mai, la Storia che si tramanda. Cambiano gli interpreti, non cambia la sostanza. Perchè il tutto è collegato da un filo indistruttibile. Fratelli, prima che colleghi. Tifosi in campo, oltre che professionisti. Ragazzi che da bambini sognavano di diventare giocatori della Roma e che oggi, giocatori della Roma veri, continuano ad esser bambini per festeggiare un gol o una vittoria.
L'immagine che ritrae Florenzi, Pellegrini e capitan De Rossi sorridenti alla fine della partita contro il Verona vale più di mille parole. I loro sorrisi erano i sorrisi della gente in Sud; la loro gioia quella dei tifosi sparsi all'ombra del Cupolone e dintorni. Perché se è vero, come sostengono convinti tanti calciatori transitati da queste parti, che la Roma è una cosa che non te la levi più dalla testa, figuratevi cosa possa passare nelle teste di chi la Roma ha cominciato a viverla da bambino, mano nella mano con il papà allo stadio Olimpico. E adesso si ritrova in mezzo al campo. Brividi, giusto?
FASCIA DA BRIVIDI
Complicato farsi capire da chi non sa cos'è Roma e la Roma. Da Ago e Bruno a Peppe fino a Checco e poi via di corsa verso Daniele, Ale e Lorenzo. Ecco cos'è la Roma. In un calcio che non ha più bandiere, la squadra giallorossa continua a sventolarne a volontà. Bandiere vere, non banderuole. L'eredità e la fascia del Capitano, se qualcuno avesse avuto dei dubbi, è in ottime mani. E non è assolutamente un caso che la Roma sia l'unica squadra del campionato ad avere un capitano e un vice capitano figli della città. Perché essere il capitano della Roma significa essere anche il capitano dei tifosi della Roma e, perciò, la fascia - senza che nessuno si offenda - non può andare su un braccio qualsiasi.
«Lassatece passà semo romani, de li giardini semo li mejo fiori...». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero