ROMA «E voi che mi prendevate per il c... sui comportamenti», la frase accompagna un video: Salah che rincorre un avversario per 50 metri e poi si ripropone in fase...
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UN PO' D'ORDINE
Eccoli i nemici. «Ce ne sono tre o quattro che fanno il loro lavoro giocando contro, perché gli fa piacere tritare la Roma», ancora Lucio è andato dicendo, facendo non i nomi ma numeri: 3 o 4. Forse. Tant'è che, per certe parole (e anche ieri) è intervenuto l' Ordine dei giornalisti che, parlando di «comportamento fuori luogo», ha chiesto all'Assocalciatori di vigilare. A fronte di 3-4 che triterebbero la Roma, ce ne saranno altri 30 che fanno bene il loro lavoro sia in fase offensiva (elogi) sia in fase difensiva (critiche). La buona fede dei più, in tal caso, andrebbe comunque salvata, rispettata. Spalletti è questo, di tutto un po': prendere o lasciare, è quello che quando parla di pallone ti sa incantare. è quello che quando si butta a terra dopo un'ultima occasione vittoria fallita (Cagliari) ti strappa un sorriso pirandelliano, è quello delle «Galline di' Cioni», delle «menti malate» (Torino, riferito ai sui giocatori), è quello che ha mostrato di essere anche dal 2005 al 2009 nella sua prima èra romanista. E' così. Un anno di Spalletti, una anno di tanti punti, di belle vittorie, di un paio di sconfitte dannose e un bel calcio con varie intuizioni tattiche. Un anno di scommesse vinte (Emerson, Szczesny, ad esempio) e di contrasti pesanti (Totti, con relativa cacciata dal ritiro) finiti con il coinvolgimento di Ilary Blasi, che gli dato del piccolo uomo. Lui ha risposto con ironia, regalandogli virtualmente l'omonimo disco. Ironia, ironia. Tutti noi ne avremmo bisogno. In abbondanza. Altro che nemici o presunti tali.
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Il Messaggero