Roma, la dolce prima volta di Dzeko, leader della lupa straniera

Foto Mancini
ROMA Il primo derby non si scorda mai. Figuriamoci, poi, se segni un gol e vinci la sfida contro la Lazio. Edin Dzeko nella seconda domenica di novembre ha messo in archivio...

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ROMA Il primo derby non si scorda mai. Figuriamoci, poi, se segni un gol e vinci la sfida contro la Lazio. Edin Dzeko nella seconda domenica di novembre ha messo in archivio un'altra (bella) storia da raccontare ai nipotini.



Ma non sarà il solo, visto che nella Roma straniera (in avvio, nessun italiano in campo, quindi nessun romano) che ha conquistato il derby c'erano altri sei esordienti nella stracittadina della Capitale: Szczesny, Ruediger, Digne, Vainqueur, Iago Falque e Salah. Stai a vedere, allora, che hanno ragione coloro che sostengono che il derby è meglio giocarlo senza calciatori-tifosi, perché troppo carichi di tensione. Tipo quella che De Rossi, costretto alla tribuna, ha più volte manifestato in maniera viscerale - e senza la minima paura di farlo - dopo i gol del bosniaco e di Gervinho. «E' stato un derby speciale non solo per me ma anche per i miei compagni che lo hanno giocato per la prima volta. Ma in futuro spero di vedere uno stadio pieno perché il derby di Roma è famoso per questo. Sono sicuro che in futuro l'Olimpico sarà pieno. Il derby non è derby senza gente. Per me è stato unico perché era il primo, ho segnato, abbiamo vinto ma spero che nelle prossime partite il pubblico possa tornare», il commento sereno di Dzeko.
LA STANDING OVATION

Non primo derby, ma prima rete ala Lazio per Gervinho, arrivato a quota 6 in campionato (17° gol in Serie A), settimo centro stagionale considerata la Champions. L'ivoriano, che aveva cominciato la stagione accompagnato dai fischi dei tifosi già alla lettura delle formazioni, ieri, al momento del cambio con Iturbe, ha lasciato il campo accompagnato dalla standing ovation dell'Olimpico giallorosso, oltre che dall'abbraccio, fortissimo, di tutti i suoi compagni. Gervinho è tornato a sorridere e la Roma a vincere con continuità. E, a questo punto, non deve, non può essere un caso che l'ivoriano stia offrendo questo straripante rendimento (sei reti nelle ultime sette partite) perché al suo fianco c'è (anche) uno come Dzeko. Un centravanti tipico per l'abilità di far gol, ma atipico per la qualità che mette al servizio dei compagni. Edin è una punta che fa girare l'intero attacco e che offre alla squadra più opportunità per far male all'avversario: sponde aeree, sponde basse, assist e finalizzazioni. Il fallo commesso da Gentiletti non era dentro l'area, ma il gesto tecnico del bosniaco resta. E va incorniciato: controllo, palla coperta, scatto e... E se il difensore della Lazio non l'avesse messo giù, sarebbe arrivato un tiro da posizione molto favorevole. Tra i veterani del derby, va sottolineato che dal mucchio in festa spuntano, scintillando, la cresta e la fascia di capitano al braccio di Nainggolan, all'esordio con i gradi. Un debutto da voti altissimi, fascia onorata al meglio in un appuntamento carico di adrenalina, come se fosse nato a Testaccio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero